Ammiro questo trio, potrei dire che lo amo...il trio non si conosce, ma, di nuovo, sembra che abbia un comun denominatore tra i suoi componenti, gente che ama la poesia, l'arte....sì, ma non basta amare l'arte per essere apprezzati. Come si può amare Vittorio Sgarbi, per dire?
Questi tre amici, anzi questi tre "amori" mi hanno lasciato un segno. Sono persone che sanno apprezzare, non sanno giudicare, e se giudicano sanno fingere molto bene, persone che rendono bella anche la cosa più brutta, curiose per la vita, ma anche impaurite forse dalla stessa, inquiete allo spasimo, affettuose....e soprattutto "serie". Con "serio" non voglio intendere "serioso", algido, senza grilli per la testa e nemmeno privo di senso dell'umorismo. Il "serio" è un concetto difficile da esprimere, è quel modo di rapportarsi alle cose della vita con rispetto e onestà, alle persone con la vivacità dell'empatia nella giusta misura, avendo il coraggio di non seppellire il tutto nel riso.
Ridere salva, la battuta fuori luogo che cerca di far cambiare argomento, così come il non intendersene, il non ammettere la propria ignoranza in favore della propria curiosità. Odio le persone che si "salvano" ridendo e poi accusano gli altri di essere troppo "seri". La serietà non è un'accusa, non è un difetto, semmai è il rispetto per la vita, rispetto anche per le sue forme più anomale o perverse. Così, ecco, questi tre amori godono della mia considerazione in questo blog, oggi, perché da loro mi sono sempre sentito rispettato, rispettato con uno sguardo, con una parola, con un emoticon......è gente che quando parla ti ricordi quello che dice come una citazione letteraria, gente con la quale è piacevole perdersi, dimenticarsi delle meschinità.
Eppure l'assurdo dell'esistenza fa sempre capolino.....ed in effetti queste tre persone stanno in un rapporto spaziale diametralmente lontano al mio. Stanno più o meno lontane, fisicamente o idealmente non in un rapporto continuativo a stretto contatto con me (per destino o per scelta), una di loro, una donna, ha voluto, da un certo punto in poi, addirittura negarsi al mio confronto, nel mistero. Il volgarissimo uomo terra-terra direbbe sicuramente che devo smetterla di lodare persone che sono letteralmente inconsistenti, che magari prendono per il culo....sì bisogna cercare di meglio, un rapporto è fatto di concretezza, di realtà, di confronto. Ma non si può negare dentro di noi il piacere, la poesia che può regalare una conversazione, la bellezza di una mente, non solo di un corpo. Se una persona ti segna nell' animo è per sempre tua, anche nell'immancabile assurdo della separazione, dell'inconsistenza. Se una vita non offre possibilità alternative, il più grande eroismo romantico è vivere per sempre, fino alla tomba, nel pensiero di gente lontana, esistente ma lontana, come fece Petrarca o Leopardi...E forse nella lontananza si crea un giusto equilibrio, si ama più forte grazie alla lontananza. Bisogna abituarsi a soffrire della privazione e nella privazione bisogna schifare il mondo che abbiamo intorno ed esserne felici, perché dobbiamo trovare chi ci assomiglia veramente, bisogna attaccarsi a ciò che vi è di meglio, anche se non ne possiamo fare del tutto o limitatamente esperienza. Magari scappare, viaggiare, volare, giocare, appunto, con le distanze, ma non rimanere fermi a contemplare una realtà povera di significato. Penso che le persone più tristi siano quelle che cercano vicino e non guardano lontano, quelle che non chiedono, non pregano, non s'illudono e quelle che rinunciano, anche alla lontananza. Chi non soffre è gente che ha la sensibilità di un animale, ecco la verità, non ha prospettive, non proietta, non conosce il meglio o il peggio, il vicino o il lontano.
Cantava Domenico Modugno: La lontananza sai è come il vento...spegne i fuochi piccoli ma accende quelli grandi.
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