Tre concetti nel flusso ingovernabile del presente

Creato il 26 marzo 2011 da Bracebracebrace

Rischio, crisi, catastrofe

La nube radioattiva è sull’Italia. Oggi, ieri o domani, non lo sapremo: tanto non si vede e non si sente, impercettibile come le polveri sottili che respiriamo ogni giorno, anche se la nube ci fa più paura.

quel che resta del reattore 3 di Fukushima

Per giorni siamo rimasti incollati agli schermi a vedere il fumo bianco uscire dai rettori di Fukushima, spettacolo sublime e terribile come l’onda anomala del Pacifico che ha fatto impallidire gli sceneggiatori di The Day After Tomorrow.

Il Giappone ci sembrava sufficientemente lontano, ma l’unico principio che regge il continuo precipitare degli eventi è quello della «comunicazione universale delle crisi» e della loro incessante moltipicazione. Rischio, crisi, catastrofe: sembrano essere questi i tre concetti più calzanti per tentare una schematizzazione del flusso del presente che scorre sempre più ingovernabile e, spesso, incomprensibile.

Dalla prostituzione minorile indotta da Silvio Berlusconi al terremoto in Giappone, dal terremoto allo tsunami, dallo tsunami alla catastrofe nucleare, da Fukushima alla guerra in Libia, la produzione seriale delle crisi coglie in contropiede i giornali di tutto il mondo, che hanno ormai esaurito i caratteri cubitali per i titoli d’eccezione. Come titolare la prossima catastrofe, che sarà molto più grande dell’ultima?

Ma soprattutto, come arrestare questo flusso distruttivo di portata mondiale? Forse il problema risiede proprio nel flusso stesso, da trent’anni a questa parte paradigma generale della realtà economica, politica e socio-culturale: il flusso del capitale che si finanziarizza e si fa immateriale per rendersi imprendibile, il flusso «riflessivo» dei processi migratori e delle nuove tecniche di governo, il flusso delle informazioni e dei dati personalistico-emozionali veicolato dalla rete, che ha preso il posto della produzione di vita e di cultura.

lo tsunami travolge la costa di Sendai

Sembrano mancare, nella nostra realtà deragliata, le macchine di «taglio» del flusso in grado di evitare che l’unica opposizione allo scorrere della liquidità generale sia il buco nero della catastrofe che inceppa il sistema. Ed è proprio questa la scelta più urgente che ci troviamo di fronte, quella tra la liquefazione del presente e la costruzione di un nuovo tipo di solidità, nel campo di forze aperto tra il Novecento e un ventunesimo secolo che ci si presenta sempre più con il volto spaventoso di un’onda anomala, estrema conseguenza della nostra demenziale «modernità liquida».

Andrea Tornago


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