Sarah Scazzi:
Un delitto apparentemente risolto grazie ad una confessione che poi però si è complicato in una maniera assurda. Non si vede la fine di questa tragedia che assume sempre più contorni grotteschi. Michele Misseri è passato da orco a vittima. Le indagini sono andate avanti con i dadi del gioco dell'oca: qualcuno faceva passi avanti per poi tornare vertiginosamente indietro. E viceversa. Spero vivamente che gli inquirenti abbiano una montagna di prove perché lasciare un potenziale assassino in giro e tenere in prigione degli innocenti sarebbe una vera beffa. Speriamo in un processo a breve. Ma ho la vaga impressione che questa storia farà epoca, passerà alle cronache come un altro caso Bebawi: tutti colpevoli, tutti innocenti. Dei tre casi, questo doveva essere il più semplice da risolvere. Ma come una corda che si attorciglia su se stessa è divenuto un nodo Gordiano. Non basterà un colpo di spada a risolvere l'enigma.Una storia che sembra uscita dalla penna di Pirandello.
Yara Gambirasio
Sono stato evasivo riguardo al test del DNA. Avevo delle riserve, reputavo che gli investigatori avessero un piano in mente. Lo penso tutt'ora. Credo che abbiano tentato una trappola ma purtroppo non è riuscita. Oramai, posso svelare ciò che pensavo. A mio avviso, da sempre hanno avuto un DNA particolare, rinvenuto su una parte del corpo dove solo l'assassino avrebbe potuto lasciarlo. Ora si dice gli slip. Però, inizialmente si parlava di un guanto. Cosa è accaduto? Ebbene, secondo me, per indurre l'assassino a lasciare il proprio DNA, gli hanno lasciato credere, come a tutti quanti noi, che questo DNA fosse stato reperito su un guanto, giustappunto. Ovvero, su un accessorio che lui sicuramente non ha mai toccato. Quindi quale doveva essere il suo ragionamento che invece non ha fatto? Doveva essere questo: "Questi idioti della polizia credono di aver trovato il mio DNA su un guanto. Io invece non l'ho mai visto questo guanto. Allora adesso cosa faccio? Lascio il mio DNA, loro lo confrontano con quello rinvenuto sul guanto, vedono che non coincide e non avrò più nulla da temere."Purtroppo, l'assassino non c'è cascato. Ma è solo questione di tempo. Prima o poi si arriverà a lui. Almeno, speriamo. Se davvero gli inquirenti hanno fatto questo ragionamento meritano un dieci e lode. Le indagini sono state comunque rallentate dal mancato ritrovamento del corpo nell'immediato. Ma non è stata colpa degli investigatori.Un caso che sarebbe piaciuto a Dürrenmatt.
Melania Rea
Della serie chi ci capisce è bravo. A meno che non ci troviamo di fronte al classico Divorzio all'Italiana, quello di Melania Rea è il caso più enigmatico dei tre. Per un investigatore, il più intrigante sul piano intellettuale. Quali sono i quesiti impellenti?Omicidio premeditato o di impeto?Autore sconosciuto alla vittima o conosciuto?La vittima ha seguito il suo assassino o è stata costretta a seguirlo?Movente passionale legato al marito o alla stessa vittima?Per me il quesito principale da sciogliere è il secondo. Se l'assassino è un illustre sconosciuto le indagini andranno in tutt'altra direzione. Solo la dinamica omicidiaria può aiutare a capire.Un'enigma degno di Edgar Allan Poe.