Tre volte all'alba (Alessandro Baricco)

Creato il 23 aprile 2012 da Martatraverso
Certo che Baricco è un uomo fortunato. Non solo può campare facendo il mestiere più bello del mondo, e facendolo al fianco di un editore di tutto rispetto, ma può permettersi di scrivere storie meravigliose alla faccia di tutti i cliché che ruotano intorno al mercato editoriale italiano. In primis: se non hai scritto un giallo, una storia d'amore o un romanzo storico, risparmia pure i soldi del francobollo per il manoscritto che invieresti all'editore.
Il bello di Baricco è che i suoi libri ti scivolano giù che neanche te ne accorgi. Come quando lo senti parlare, che sia in tv o di persona. Tutto ti scivola giù. Non che ci siano dietro chissà quali store eclatanti. In realtà, a pensarci a mente fredda, nelle storie che racconta Baricco sembra quasi che non succeda niente.
Difatti è una delle principali critiche che gli vengono mosse.
Nei romanzi di Baricco non succede niente: perlomeno niente di notiziabile, niente di narrativamente rilevante. Ma è allo stesso tempo qualcosa di profondamente significativo per la persona a cui quel niente sta succedendo. Proprio come accade, quasi sempre, a ciascuno di noi.
E così nessun critico blasonato leggerà una rivoluzione copernicana della letteratura contemporanea in un uomo che nel corso della sua vita incontra tre donne, sempre all'approssimarsi dell'alba, e ciascuna di quelle donne lascia un germoglio che renderà quell'alba diversa da tutte le altre. Però chi leggerà quell'uomo e quelle donne e quelle albe potrà avvertire dentro di sé quel germoglio. E magari un libro che ti scivola addosso come Tre volte all'alba diventerà qualcosa di profondamente significativo per chi lo ha letto.

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