Per la prima volta in vita mia un film è riuscito ad uscire completamente dal binomio pellicola-spettatore, superare quel distacco incolmabile, a volte labile, a volte profondissimo, che divide la nostra realtà dalla finzione cinematografica, quel distacco che ti fa dire "o.k, questo film è meraviglioso, mi ha regalato emozioni incredibili, farà parte della mia vita, ma è e resterà sempre un film, un qualcosa di magico nascosto dentro a un dvd, pronto a uscir fuori ogni volta che voglio". No, Synecdoche non riesco a concepirlo fuori da me, è come se mi avessero iniettato qualcosa, un nuova consapevolezza, un tremendo chip che sta letteralmente mandando tutto in tilt. La cosa più incredibile è che io in Synecdoche non mi ci riconosco (come non mi riconoscevo in Melancholia che a questo punto in confronto il film di Trier, come quasi tutti gli altri, è davvero un pianeta lontano anni luce da me, una flebile, pallida luce lontanissima), non voglio e non posso immaginare la bellezza, l'unicità e la grandiosità della vita ridotta a una profondissima ma assolutamente deprimente condizione priva di speranza. Però quel chip, quel tarlo, è entrato dentro, e malgrado posso e probabilmente riuscirò ad allontanarlo il più possibile dal cuore, mi sta mandando in pappa il cervello.
So, ho l'assoluta certezza, che questo per me rappresenta il mio punto di non ritorno cinematografico.
Da una parte avrebbe addirittura senso chiudere il blog perchè la mia ricerca è finita.
Un mio grande amico a cui dedico con tutto il cuore questo post mi ha raccontato ieri una puntata di South Park.
Cartman e Kenny organizzano uno scherzo. Creano una finta fotografia di un ragazino scomparso.
Però al posto del viso utilizzano il sedere di Kenny.
Il fatto sta che si presenteranno a casa di Cartman due genitori veramente in cerca del figlio sconmparso.
Al posto dei visi hanno due culi.
La situazione è troppo comica, Cartman non ce la fa nemmeno a ridere.
E' andato in corto circuito, gli si è rotto il fusibile dell'umorismo.
Una probabile overdose di risa gli è implosa dentro.
E' il non plus ultra.
Ora non deve far altro che cercare con tutte le forze di riacquistare quel senso dell'umorismo andato a farsi fottere per un overload.
Ecco, a me si è rotto un fusibile.
Non so il fusibile di cosa ma si è rotto per un overload.
Il fatto è che se non l'aggiusto, se non ne trovo un altro, il cinema resterà comunque la mia più grande passione ma non sarà più una ricerca.
Se vinci un'Olimpiade puoi continuare comunque ad eccellere nel tuo sport, divertirti ancora, godere lo stesso delle vittorie e disperarsi allo stesso modo delle sconfitte, allenarsi ogni giorno della tua vita, fare di tutto ma, sotto sotto, sai che il massimo l'hai raggiunto e, anche se cerchi di nasconderlo più che puoi, la malinconia ti assale, quelle luci della ribalta si sono spente per sempre e per quanti neon ti possono accendere in faccia dietro il naso ti si forma un'ombra nerissima.
Malgrado tutto, ci sentiamo domani per un altro film.
Quando vedrete Synecdoche non potrete avere le mie stesse sensazioni. E' come se tutti dovessimo innamorarci della stessa donna, impossibile, neanche fosse la più bella ed intelligente del pianeta.
Spero solo che possiate capirmi.
Perchè io non mi capisco.