TRENTODOC o Trento DOC? Un’autodenuncia

Da Trentinowine

Mi autodenuncio: ho rubato. Ebbene sì, lo ho fatto anche io. Almeno una volta nella vita mi sono permesso l’ebbrezza dell’illegalità. Mercoledì pomeriggio, passando per lo stand di Trentodoc, ho rubato una carta intestata (un solo foglio, eh) dell’Istituto. In bianco naturalmente. Non sono proprio riuscito a trattenermi. Ero troppo curioso di sapere quale fosse, e sia, il nome corretto dell’Istituto del Trento. Perchè, davvero, nei giorni scorsi, ad un certo punto ho pensato di essermi rincoglionito completamente. Dunque, ripartiamo da capo. La scorsa settimana ci hanno informati che la Camera di Commercio ha deciso, o stava per decidere, di affidare il brand TRENTODOC (di cui è proprietaria), in uso al Consorzio Vini del Trentino. Ente a cui per legge è attribuita la competenza sulla Tutela della DOC. Bene, e fin qui ci siamo. Spero. A questo punto, però, uno normale si chiede: ma il famigerato Istituto di Tutela del Trento (Doc), cosa diavolo è? E soprattutto come si chiama: Istituto del Trento Doc o del TRENTODOC? Dubbio che sono riuscito a togliermi, appunto, rubando il foglio in bianco di cui sopra. Allora, ecco qui. L’Istituto di Tutela si chiama Istituto di Tutela TRENTO DOC (qui tutti i riferimenti copiati e incollati dalla famosa lettera rubata: Sede Legale: Palazzo Roccabruna, Via SS. Trinità, 24 – 38122 Trento – Sede Amministrativa: Palazzo Trautmannsdorf, Via del Suffragio, 3 – 38122 Trento – istituto@trentodoc.com – www.trentodoc.com – tel. 334.53.74.956 o 331.56.88.646). Mentre il brand TRENTODOC, sempre sul foglio trafugato, viene usato come intestazione commerciale, in alto e al centro. Cosa se ne può dedurre? Io la metterei così, se sbaglio mi si corregga: l’Istituto, ente composto in forma associativa da produttori, non tutela il brand TRENTODOC, ma la DOC Trento. Esattamente la stessa cosa che fa, o dovrebbe comunque fare, il Consorzio Vini. Da qui, però, discende un’altra spiacevole conseguenza (prego ancora di correggermi se sbaglio): l’istituto (della DOC) non ha competenza esclusiva sul brand. Che quindi potrebbe essere liberamente usato – naturalmente sempre coerentemente con il protocollo grafico redatto dalla Camera di Commercio – da qualsiasi produttore di Trento Doc. Anche se non associato all’Istituto. Anche se, putacaso, facesse la guerra all’Istituto. Per esempio lo potrebbe usare anche Cosimo. E non è escluso che non lo faccia. E a quel punto, sai che risate. Una risata ulissica dalle Alpi alle piramidi. Capite anche voi che tutto questo assomiglia da un gran pasticcio. Uno di quei casini babelici che sembrano inventati apposta per far perdere la pazienza a qualsiasi persona di buon senso. E che nemmeno se paghi qualcuno per metterlo in piedi, ti verrebbe così bene. Ma proviamo a continuare nel ragionamento. Se le cose stanno così (e ancor di più se il proposito di via Calepina fosse confermato), ti viene da chiederti quale sia la funzione istituzionale, la mission come si direbbe oggi, di questo Istituto (che dovrebbe fare la stessa cosa che dovrebbe fare il Consorzio. E che non ha nemmeno l’uso esclusivo del brand commerciale). La tutela, infatti, spetta per legge al Consorzio. So già che mi si risponderà così: l’istituto ha, e avrà, compiti di promozione. D’accordo, d’accordo. Ma cosa promuove, e cosa promuoverà, se non ha il controllo esclusivo del brand promozionale? Promuoverà anche il TRENTODOC di Cosimo? E giù un’altra risata ulissica. Insomma, il sospetto che si tratti di un carrozzone vuoto, perdonatemi, viene spontaneo. Una specie di Ente Inutile, come quello per il ponte di Messina. L’associazione della Fionda. Il Comitato dei Maccheroni. O giù di lì. Volete una prova: visitate il sito istituzionale di TRENTODOC, fermo alle inutili news, news si fa per dire, di dicembre, ibernato sotto la neve. Che non  c’è nemmeno stata. Neanche un accenno a Vinitaly. Niente. Fate voi. E se sbaglio, e prego la madonna di sbagliarmi, per favore correggetemi.

Precisazione: Naturalmente quella del furto è una finzione letteraria (?). Il foglio, in bianco, me lo ha passato un tale che da anni lo teneva, inutilmente, nel cassetto.
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