Amo Trento e adoro il suo silenzio. La notte, salvo il fugace passaggio di qualche taxi, la città perde infatti ogni rumore e si riempie di bellezza. Il centro storico diviene elegante come una nobildonna e spazioso come un luogo dove passeggiare in compagnia di stupore, pensieri, a volte di sogni. Chi avesse avuto la fortuna di ammirare Piazza Duomo deserta e innevata come la si vede in questa fotografia, sa bene a cosa alludo, a quale meraviglia e a quale insuperabile incanto.
Detto questo – e precisato che se qualcuno stravede per Trento silenziosa, quel qualcuno sono io –, non si può non denunciare l’atteggiamento persecutorio col quale da tempo si mira ad eliminare tutti i ritrovi serali per giovani e studenti: bar e caffè limitati negli orari e locali costretti a chiudere, ormai, non si contano più. Col paradosso per cui i danari dei giovani vanno benissimo finché vanno ad onorare contratti di locazione, a pagare rette universitarie, caffè, pizze e palestre, ma divengono un problema dopo le 21, orario nel quale scatta una sorta di coprifuoco.
Al punto che gli stessi Amministratori comunali, probabilmente senza comprendere la gravità delle loro dichiarazioni, ormai non si vergognano di dire che in fondo, la sera, loro i giovani li vedrebbero bene in periferia, lontano, magari stipati in qualche remota baita. Così – è il ragionamento di questi cervelloni prestati alla politica – Trento può continuare a dormire. Ebbene, non credo ci voglia molto a comprendere l’idiozia di un simile approccio; a capire che la via di mezzo tra una città deturpata dalla movida e un cimitero, se si vuole, è possibile. E, soprattutto, a vedere che #trentoègiovane.