Treviso e Fir, colombe all'orizzonte?

Creato il 29 gennaio 2012 da Rightrugby
«Era impossibile continuare a gestire la partecipazione ad un torneo internazionale vivendo alla giornata, con regole ambigue e continuamente modificate»: questa dichiarazione di Amerino Zatta, presidente di Benetton Rugby spiega i perché della crisi di rapporti tra il club della Marca e la Fir - peraltro mai brillanti - che perdura dall'inizio della stagione, intrecciata di raccomandate, ricorsi, diffide e ultimamente sanzioni, o meglio "sanzioncelle" minimal, la "multina" che serve solo a ricordare chi comanda ma che non procura troppo male o danno.
Era un chiaro segnale, abbiamo sostenuto dalla nostra piccola colonna; ora secondo il post precedente i tempi sarebbero maturi, saremmo finalmente vicini alla deposizione delle armi. Potrebbe risultare un momento determinante, fondamentale per preservare un minimo di sanità nel rugby italiano: l'abbiamo più volte ripetuto, l'arrivo di Jacques Brunel e certi suoi toni lasciavano del resto presagire una irruzione di buon senso. La cosa merita un commento perché le implicazioni non parrebbero da poco.
La sostanza dell a proposta di accordo elaborata dagli "sherpa" al lavoro tra Fir e Benetton, consisterebbe nell'allargamento della rosa dagli attuali 40 a 44 giocatori, fatto che consentirebbe di reclutare qualche straniero senza penalizzare gli italiani; a fianco di ciò, verrebbe chiesto di porre fine limitazioni nei ruoli d'utilizzo degli stranieri tesserati. Tutto questo consentirebbe di semplificare lo scenario, permettendo ai club italiani di gestire gli stranieri come fan le avversarie: non sregolatamente ma sulla base delle regole vigenti a livello internazionale e di Lega Celtica.
Benetton chiede inoltre di poter gestire direttamente le trattative contrattuali con i suoi giocatori, rielaborando in casa e/o facendosi carico (non si sa) degli addendum federali densi di clausole vessatorie da far firmare agli atleti di interesse nazionale. Questo, assieme al primo punto, consentirebbe al club trevigiano di potersi finalmente concentrare in una campagna di rinnovi e rafforzamenti, invece che subire supinamente le avances francesi nei riguardi di alcuni suoi piezz'e nuanta come Zanni, Barbieri e Ghiraldini, spinti verso l'estero anche da queste ambiguità e incertezze.
L'ultimo punto è ad avviso di chi scrive il più strategico di tutti: approvare l'allestimento di una accademia giovanile del club, che in futuro potrebbe partecipare al campionato nazionale. Sarebbe la rottura del "centralismo accademico" che sta drenando importanti risorse a un campionato oramai totalmente dipendente dai giovani (per forza più che per amore) com'è diventata l'Eccellenza; non solo, sarebbe l'abbozzo di un solido legame tra Eccellenza e Pro12. Non è quella "federazione di club Eccellenti" che auspicavamo, che abbiano come riferimento anche territoriale una delle franchigie, forse "urta" qualche campanile e cadrega, ma sarebbe comunque un punto di partenza.
Dondi ha una settimana di tempo per pensarci sopra:
«una settimana per passare dalle parole ai fatti», afferma Zatta e conclude: «Ci aspettiamo di giungere presto alla firma di un documento che faccia chiarezza sulle condizioni della nostra partecipazione alla Pro12». Difficile contestare il diritto alle regole certe e - possibilmente - condivise. 

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