Dalla scorsa stagione il nome di Alberto De Marchi figurava in cima alla lista dei «desiderata» di Treviso, nel taccuino del plenipotenziario biancoverde Vittorio Munari. Il pilone proveniente dagli Aironi è stato infatti il primo dei nuovi a firmare il contratto per il Benetton la scorsa estate e, venerdì sera, uno dei soli due neo-acquisti ad essere impiegato come titolare nel debutto di Proi2 contro gli Ospreys campioni in carica. Se il riconoscimento di man of the match è andato all’altro debuttante Simone Favaro, più appariscente grazie ai suoi placcaggi, nel dopopartita lo staff e i compagni sottolineavano la prestazione di grande concretezza di De Marchi, fatta di solidità nelle fasi di mischia chiusa e di una vivace presenza nei punti di incontro. «A Treviso ho sentito da subito la fiducia di
tutto l’ambiente, questa è la condizione migliore per poter dimostrare il proprio valore — ha spiegato dopo il match il pilone, con un sorriso raggiante—prima della partita a consegnarmi la maglia è stato Ezio Galon (ex del Benetton, ndr), un gesto che mi ha davvero emozionato. A questo punto della mia carriera ho voglia di cominciare a vincere qualcosa e, visti i successi prestigiosi di questo inizio di stagione, direi che l’esperienza non poteva cominciare meglio di così». (…)
E ai tecnici azzurri Brunel e Berot, presenti in tribuna, non dovrebbe essere sfuggito che i 22 uomini protagonisti dell’impresa contro gli Ospreys erano tutti eleggibili per la Nazionale, con la sola eccezione di Budd. L’arrivo quest’anno di De Marchi e Favaro — ma anche di Campagnaro, Fuser ed Esposito — è il segnale di un orientamento che vuole il Benetton semprepiù «a chilometro zero». Sei dei titolari erano veneti, con i trevigiani Iannone, Sgarbi, Ceccato e il miranese Minto; subentrati nella ripresa anche Semenzato, Rizzo e Filippucci. «Per me, da sandonatese, Treviso era sempre stato l’avversario da battere — racconta De Marchi — oggi la rivalità non c’entra più nulla. Sono invece orgoglioso di poter giocare di fronte alla mia famiglia e ai miei amici, è una motivazione in più». Il modello sono un po’ le province irlandesi: squadre con un cuore di atleti con forti radici nel territorio, tutto attorno giocatori e allenatori di qualità, sia nazionali che stranieri. (…)
Treviso e la programmazione: una crescita che nasce in casa
Creato il 02 settembre 2012 da Ilgrillotalpa @IlGrillotalpaPossono interessarti anche questi articoli :
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