Tributo dovuto alVen. Don Giuseppe Tomaselli(Continuazion...

Da Eleonoraely
Tributo dovuto al
Ven. Don Giuseppe Tomaselli
(Continuazione Biografia))

Sacerdote Salesiano Esorcista, Mistico nato a Biancavilla e morto a Messina in concetto di santità la notte tra l’8 e il 9 maggio 1989. Istituì l'Associazione delle"Piccole Ostie "  Anime Riparatrici...(E' stato il mio primo padre spirituale. A Lui va tutto  l'affetto e la riconoscenza per il bene che ha fatto alla mia anima.  Nella santità di Uomo di Dio, portò l'Associazione da Lui fondata nel mio paese, affidandola all'anima santa della signorina Maria Mollica,terziaria carmelitana scalza,alla quale va il mio ricordo rispettoso e devoto, di Lei fui fidata fedele Amica, e  sostenitrice delle"PiccoleOstie". Don Tomaselli non amava le sdolcinature ma la tenerezza. Il suo parlare era aut aut. Non concedeva sconti alla Verità, e non girava attorno al problema ma lo affrontava col coraggio di chi vive solo per Iddio. Il "Decalogo" era scolpito nel Suo cuore magnanimo e buono. Tutte le creature per Lui avevano lo stesso valore. I titolati, i diseredati e gli esclusi erano amati e accolti alla stessa maniera. Patì infinite persecuzioni e incomprensioni...Io sono una testimone oculare. Voglio ricordarLo e farLo conoscere per mezzo dei suoi scritti).    Ti voglio bene Padre! Proteggimi!

I GRANDI AMORIQuale il segreto, la sorgente che dava forza e fecondità all'apostolato di Don Tomaselli?I due amori di Don Bosco: Gesù Eucaristia e la Vergine Santissima.Parecchi libretti da lui scritti hanno come contenu­to questo argomento.Nella sua vocazione egli vedeva l'intervento della Vergine Santa, per la quale ebbe una devozione intensa e tenerissima.Raccontava spesso e con piacere che, chierico vivacissimo, nella nostra casa di Caltagirone cadde una volta da una considerevole altezza. La Vergine Santa da lui invocata lo liberò dalla sicura morte.Il beato Don Filippo Rinaldi, terzo successore di Don Bosco, scrive egli nel diario, passando in visita da Caltagirone e vista l'altezza da dove era caduto gli disse: "Ricordati per tutta la vita che sei vivo per miracolo della Madonna".E Don Tomaselli non se ne dimenticò; l'amore verso la Vergine Ausiliatrice era per lui una devozione che portava a Gesù e in tal modo la trasmetteva ai fedeli.L'altro grande amore: l'Eucaristia. Fu il centro, la luce, l'alimento della sua vita e del suo apostolato. Istituì l'associazione delle "Piccole Ostie" sparse in varie città d'Italia, perché fossero anime riparatrici di Gesù Eucaristico, offeso e profanato.Quale gioia faceva trasparire dal suo volto quando si presentava l'occasione o la necessità di binare la santa Messa! Se non binava, ascoltava una seconda Messa per ricevere di nuovo l'Eucaristia.Aveva facilità di pensiero e di parola che scaturi­vano dall'abbondanza del cuore. Parlava con chiarez­za e semplicità, ma sapeva ascoltare con pazienza, immedesimandosi dello stato d'animo e dei bisogni dell'interlocutore.Con grande realismo sapeva dire e dare i suoi giudizi, i suoi consigli che diventavano luce e guida per tante anime, anche spiritualmente privilegiate.


MENTE AL CIELO PIEDI A TERRA

C'è chi crede che spesso le persone di Chiesa, quando parlano siano fuori dalla realtà che le circon­da. "Hanno la testa tra le nuvole", dicono. Per Don Tomaselli questo non si può dire, perché aveva i piedi saldamente a terra quando parlava, e scriveva come parlava.Era strettamente legato alla realtà concreta che lui valutava col metro della fede, ma tenendo conto di tutte le realtà terrene. Da dove tale realismo? Non leggeva giornali, non sentiva la radio, tantomeno la televisione, ma aveva il suo buon senso e il contatto continuo con la gente del popolo.Invitato in occasione della Pasqua a predicare gli esercizi spirituali era spesso in compagnia di un altro predicatore con cui divideva i compiti e i temi della predicazione, uno per le meditazioni e l'altro per le istruzioni.Seguiva il metodo tradizionale nella scelta degli argomenti: l'esistenza di Dio, il fine dell'uomo, i novissimi cioè morte, giudizio, inferno, paradiso, e confessione, misericordia di Dio, comunione.Per rendere più vivace la profondità degli argo­menti col collega di predicazione organizzava l'istru­zione religiosa in dialogo. Lui preferiva fare la parte dell'ignorante o l'oppositore della fede, usando o intercalando espressioni dialettali con mimica espres­siva, suscitando interesse, diletto, e solida istruzione religiosa.

Nella conversazione era anche molto faceto. Aveva un ricco repertorio di barzellette. Avrebbe voluto pubblicarle in un volumetto, perché mi diceva, voleva fare sostituire con barzellette pulite, tante che pulite non sono, ma che girano con tanta grossolana facilo­neria.
APOSTOLATO DELLA BUONA STAMPA
C'è chi ha definito, e con ragione, la stampa il quarto potere. 
Oltre la parola viva l'altro mezzo efficacissimo di apostolato fu per Don Tomaselli la stampa. Ne capì l'importanza quando giovanissimo, sentì in sé gli ef­fetti prodotti dalla lettura della "Storia di un'anima" di santa Teresina. 
S. Ignazio di Loyola soldato, ferito in guerra, si convertì leggendo libri di santi e si diede tutto a Dio. "Era la vigilia della festa di S. Francesco di Sales' nel 1936. Si andava in teatro per l'accademia in onore del santo. Mi colpì la sua immagine: il santo in ginoc­chio con la penna d'oca in mano e parecchi libri intorno a lui. Feci una riflessione: se riuscissi a comu­nicare quanto so di religione, sarebbe sufficiente a soddisfare una massa popolare. Ricordo che recitai un Pater, Ave e Gloria e chiesi l'aiuto del santo". (dal diario). 
Va sottolineata l'espressione "massa popolare". È tipica di una scelta esistenziale, nell'alveo della tradi­zione di D. Bosco, il quale ancora giovane sacerdote, aveva anche scelto la stampa come mezzo efficace di apostolato.
COME DON BOSCO

"Operiamo nel settore della Comunicazione socia­le. È un campo di azione significativo e che rientra tra le priorità apostoliche della missione salesiana". 
Queste espressioni sono desunte dalle Costituzio­ni Salesiane, cioé dalla regola fondamentale dei Sale­siani. Le abbiamo citate perché, quando Don Toma­selli, col permesso dei superiori, si dedicò totalmente alla composizione e alla diffusione della buona stam­pa in forma popolare, non si estraneò dal carisma salesiano, ma lo interpretò nella piena fedeltà alla regola e allo spirito di Don Bosco. Quel Don Bosco che si dedicò anche a scrivere e diffondere la buona stampa. Scrisse infatti il santo un centinaio di opere di vario genere, storico, agiografico, religioso con stile popolare. Parecchie saranno per Don Bosco fonte di guai. I nemici della fede arriveranno a prenderlo a bastonate, veri attentati alla sua vita, per farlo smette­re di scrivere. Ma lui non desistette perché c'era di mezzo la salvezza delle anime e la difesa della Chiesa e del Papa. 
Sull'esempio di Don Bosco Don Tomaselli consa­crò la seconda metà della sua vita a scrivere e diffon­dere i suoi libri religiosi. .....

INTENSO LAVOROÈ lui a scrivere, è lui ad organizzare una diffusione capillare aiutato dalle sue "Piccole Ostie" e da tante anime belle che hanno condiviso con lui l'apostolato della buona stampa.

Per tanti anni è stato solo a confezionare i pacchi, a portarli, quando pensava che ci fosse urgenza, a piedi, alla stazione per la spedizione.
È lui ad organizzare i suoi giri settimanali, prefe­ribilmente la domenica. Più volte l'anno faceva viag­gi per l'Italia, alcune volte anche all'estero per fare conoscere e diffondere i suoi libri tra gli emigrati italiani. Senza dire che alcuni libretti sono stati tradot­ti in varie lingue e ristampati più volte.
Anche quando si recava a Fiuggi o a Chianciano per le cure termali necessarie alla sua salute, la sua prima cura era di organizzare conferenze e diffondere i suoi libri. Preparava tutto per tempo, avvisando le sue collaboratrici. Dovunque andava veniva circon­dato da folla che desiderava ascoltarlo, ricevere la sua benedizione con l'imposizione delle mani e avere conforto e qualche volta anche salute fisica.
Non aveva un giorno di riposo, tra l'altro riceveva decine di lettere a cui bisognava rispondere.
Un lavoro silenzioso, ma pieno di sacrifici. Durante la malattia voleva sapere tutto; la posta che arrivava, quanti e quali libri erano stati richiesti, quanti libri si spedivano ogni giorno.
Aveva la preoccupazione del futuro di questo suo apostolato, preoccupazione che manifestò diverse volte ai suoi superiori religiosi.
Si legge nel suo diario: "Gesù ha detto: questa stampa è anche mia. Fa 'in modo che dopo la tua morte ci sia chi s'interessi di questi libretti, non puoi neppure immaginare i frutti spirituali".
A più di un anno della sua morte la libreria è sempre efficiente, continua come prima la richiesta e la spedizione dei libri e dei crocifissini benedetti da lui.(continua)

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