Tutto ha inizio con due gemelli che una madre disperata è costretta ad affidare alla nonna, lontano da una grande città dove cadono le bombe e manca il cibo. Siamo in un paese dell'Est, ma né l'Ungheria né alcun luogo preciso vengono nominati. Un inizio folgorante che ci immette di colpo nel tempo atroce dell'ultima guerra raccontandolo come una metafora. La nonna è una "vecchia strega" sporca, avara e senza cuore e i due gemelli, indivisibili e intercambiabili quasi avessero un'anima sola, sono due piccoli maghi dalla prodigiosa intelligenza. Intorno a loro ruotano personaggi disegnati con pochi tratti scarni su uno sfondo di fame e di morte. Favola nera dove tutto è reso veloce ed essenziale da una scrittura limpida e asciutta che non lascia spazio alle divagazioni.
Ho conosciuto da poco una ragazza che mi ha confessato di leggere i libri della Kristof d'estate, per rinfrescarsi col gelo interno che questa scrittrice sa regalare così bene.
E non ho trovato frase più azzeccata per descrivere la sensazione che ho provato durante la lettura di questo libro.
Non saprei dire con certezza se m'è piaciuto o meno, posso dire sicuramente che lei è davvero molto brava se scrivendo riesce a dare delle emozioni così forti. Forti da farti sentire una sottile angoscia alla bocca dello stomaco a leggere le avventure/disavventure dei gemelli e rimanere sconcertata dalla lucidità e freddezza e crudezza con cui parlano della loro disgraziata quotidianità. E nella freddezza però capire quanto forte possa essere il loro legame e continuare a farsi srotolare la storia sotto gli occhi e ad un certo punto essere ribaltati da inaspettati colpi di scena.
Si, all'inizio potrebbe sembrare la vita dura e in eterno migliorare di due Oliver Twist, ma in realtà sotto questo si celano mille illusioni, mille interpretazioni, mille versioni che non sto qui a raccontare per non rovinare il gusto della lettura.
Quotations!
Sono rimasta coricata qui senza mangiare, senza bere, non so da quanto tempo. E la morte non arriva. Quando la si chiama non viene mai. Si diverte a torturarci. La chiamo ormai da anni e lei mi ignora.
E' atroce essere malati quando si è completamente soli.
- No, non è tutto. Questo lo sapevo già. Ma lei l'ama?
Lucas apre la porta:
- Non conosco il significato di questa parola. Nessuno lo conosce. Non mi aspettavo questo tipo di domanda da parte sua, Peter.
- Eppure questo tipo di domanda le verrà fatto spesso nel corso della sua vita. E talvolta sarà costretto a rispondere.
Sono convinto, Lucas, che ogni essere umano è nato per scrivere un libro, e per nient'altro. Un libro geniale o un libro mediocre, non importa, ma colui che non scriverà niente è un essere perduto, non ha fatto altro che passare sulla terra senza lasciare traccia.
- Non ci si imbarca in un'avventura del genere con un bambino di quell'età.
- Ci si imbarca per qualsiasi posto, in qualsiasi momento, con chi si vuole, se lo si vuole davvero. Il bambino è solo una scusa.
- Mi hai fatto male, lo sai?
Il bambino dice:
- Anche tu mi hai fatto male, ma tu non lo sai.
Si, certe vite sono più tristi del più triste dei libri.
Mi domando perchè la gente si muova anche di notte. Dove va? Perchè?
Presto la morte cancellerà tutto.
Mi fa paura.
Ho paura di morire, ma non andrò all'ospedale.