Magazine Cultura
Titolo: Trilogia della città di K.
Autore: Agotha Kristof
Editore: Einaudi
Pagine: 379
Sinossi: Seconda Guerra Mondiale, un luogo imprecisato nell' Est Europa. Klaus e Lucas, gemelli inseparabili, vengono affidati dalla madre alle cure della nonna, una vecchia che abita in un paesino di frontiera: avida, avara, dedita all' agricoltura e al commercio, chiamata in paese "la strega" e sulla cui testa pende un' accusa ormai lontana nel tempo, un' accusa di omicidio.
Tra privazioni, cattiveria e aridità, i due crescono ed entrano in contatto con gli aspetti peggiori del conflitto. Quando se ne presenta l'occasione, Klaus scappa attraverso la frontiera, Lucas resta a casa della nonna. Una vita all'insegna dell' attesa del ritorno del fratello, appena movimentata dalla frequentazioni di alcuni personaggi le cui vite hanno del surreale.
Nell' ultima parte, Klaus fa ritorno al paese. Ma i ruoli si ribaltano, si confondono, in un gioco di specchi, di scatole cinesi, il lettore cade nel dubbio. Quanto ci si può fidare della voce narrante? Le cose sono andate proprio così?
Uno dei libri più contorti e affascinanti che mi siano capitati a tiro, potete giurarci.
Il romanzo si compone di tre parti - Il grande quaderno, La prova, La terza menzogna - scritti e pubblicati in anni diversi, in un periodo compreso fra il 1986 e il 1991.
Due parole sullo stile.
Dialoghi molto brevi e concisi, scrittura lucida e priva di sentimentalismi, a tratti quasi "asettica". Le peggio cose vengono raccontate senza mezzi termini, le parole sono come pugnalate.
Due parole sull' atmosfera.
Un senso di chiusura, di mancanza di speranza, di dolore perenne sulla testa dei lettori.
Due parole sul RESTO.
Il resto... Il resto... Come definire il resto? Finzione e menzogna dominano gli ultimi i capitoli, dove si ribaltano i ruoli, si confondono le carte, affiorano mille dubbi sul racconto precedentemente letto, sull' identità della voce narrante, sugli eventi accaduti. Il trionfo dello sconcerto.
Esistono molti pareri a riguardo, è ancora aperto il dibattito sull' interpretazione del romanzo, che via ssicuro, merita sul serio.
Avvertenza al navigante: non è il genere di romanzo adatto a chi cerca la spensieratezza. Vi lascerà ogni tipo di dubbio, e molto probabilmente finirete come il 95% delle persone che l'hanno letto, i quali RILEGGONO il finale più volte e poi passano il tempo a molestare altri lettori per tirare una conclusione e mettersi l'anima in pace.
Un' analisi molto ben fatta, molto lucida e ragionata la potete trovare qui:
http://www.paricenter.com/library/papers/virginia02.php
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