I tre romanzi sono legati tra loro in maniera molto, molto originale, quasi subdola se vogliamo, attraverso alcuni riferimenti inseriti nel testo dall'autore quasi a privare di ogni significato ciò che il lettore ha tentato strenuamente di figurarsi nella sua testa nel corso della lettura. Collegamenti che sono accenni, provocazioni, disturbi che non fanno che aumentare la bellezza di tre racconti fruibili anche in maniera del tutto autonoma. Oltre ai riferimenti ai quali accennavo sopra, sono le tematiche a legare le tre storie magistralmente narrate da Auster, la più marcata delle quali è, a parer mio, l'incertezza dell'identità, la propria e quella degli altri, lo spaesamento, il dubbio, il chi è chi. Presente in tutti e tre i romanzi, come è ovvio che sia dato il titolo della raccolta, una New York straniante nella quale si svolgono le tre enigmatiche vicende narrate dall'enigmatico scrittore, che poi questo sia o meno Paul Auster chi può dirlo?
Accenni meno evidenti ma di gran lunga tra i più interessanti riguardano invece il tema del linguaggio, della parola scritta, tracciata, ma, data la natura di questi tre brevi romanzi, ogni interpretazione va cercata soprattutto nella sensibilità e nel punto di vista di ogni singolo lettore. Per fare un esempio: è frequente trovare sul web, legata a questa trilogia, l'etichetta di detective stories. Bene, nonostante ci siano delle indagini e finanche dei detective all'interno dei tre testi, l'etichetta è certamente fuorviante, spiazzante e anche deludente per il lettore per il quale a detective story corrisponde tutto un immaginario estraneo alla Trilogia di New York. Qui c'è molto di più di quanto mediamente offre il prodotto di genere ascrivibile al segmento letterario di cui sopra.
In Città di vetro lo scrittore Daniel Quinn vive un'esistenza solitaria in seguito alla morte di moglie e figlio. Scrive romanzi gialli con lo pseudonimo di William Wilson anche se in fondo si sente più vicino alla sua creazione letteraria, il detective Max Work. Una notte Quinn riceve una strana telefonata, una voce dal fare sbrigativo chiede del detective Paul Auster. La cosa si ripete più volte finché Quinn decide di spacciarsi per Auster e andare in fondo alla faccenda. Si troverà a dover in qualche modo garantire l'incolumità del giovane disadattato Peter Stillman, minacciata dalla potenziale follia di suo padre, il Sig. Peter Stillman.
In Fantasmi il Sig. Blue, detective discepolo del veterano Brown, viene incaricato dal signor White di sorvegliare il Sig. Black. A questo scopo White affitta un appartamento per Blue in Orange road, dirimpetto a quello di Black. Quello che White richiede a Blue sono rapporti regolari sui movimenti di Black. Ma chi è Black? E cosa scrive di continuo nel suo appartamento? Ma soprattutto, chi è il cacciatore e chi la preda?
Ne La stanza chiusa lo scrittore protagonista del romanzo viene a sapere che il suo caro amico d'infanzia Fanshawe è morto lasciando le sue ultime volontà alla moglie Sophie. Con queste il trapassato chiede all'amico d'infanzia di leggere i suoi manoscritti (romanzi, poesie, piece teatrali) e valutarne la validità per un'eventuale pubblicazione. Ed è così che il protagonista si troverà innamorato della moglie dell'amico, padre di suo figlio e tutore della sua opera che, neanche a dirlo, otterrà un rimarchevole successo. Ma questa è solo la superficie della scorza.
Opere di indubbio valore queste di Auster, non sempre facili, tutt'altro, ma altamente stimolanti e totalmente appaganti, letture dalle quali è impossibile non farsi ammaliare e affascinare. Nel mio piccolo la scoperta di un altro grande autore da tenere da conto.
Paul Auster (o forse no?)