La Trilogia sporca dell'Avana (che io ho letto in lingua originale, Trilogía sucia en la Habana, faticando un po') non ha nulla a che vedere con il realismo magico a cui la letteratura sudamericana ci ha abituato. C'è solo il realismo, o meglio, la realtà, che di magico non ha assolutamente nulla. Il protagonista di questi brevi racconti è, nella maggior parte dei casi, l'autore stesso. Pedro Juan Gutiérrez, giornalista che vive nel pieno della dittatura di Castro, fatta di tessere annonarie, di mercato nero, di prigione per dissidenti, di povertà e di sesso come unica valvola di sfogo.
E il sesso è infatti l'argomento comune che si ripete in ogni storia, quello "sporco" del titolo che si ripete in ogni pagina. A volte in modo davvero eccessivo, bisogna ammetterlo. Ma è un espediente, sia per superare la disperazione che aleggiava nell'aria all'Avana di quel periodo, soprattutto tra le classi più povere, sia soprattutto per raccontarne le mille sfaccettature, le incongruenze e le ingiustizie. Pedro Juan Gutiérrez si arrabatta come può per sopravvivere: si fa mantenere da donne che vendono il proprio corpo, lavora come spazzino, come idraulico, come epuratore di vagabondi dalle strade (ma solo per una notte), come insegnante di tamburo cubano o vendendo qualunque cosa gli capiti a tiro.
Sarei davvero curiosa di sapere se ancora oggi, a distanza di sei o sette anni, questo libro a Cuba sia ancora irreperibile perché sovversivo.
Anche se temo proprio di sì.
Titolo: Trilogia sporca dell'AvanaTitolo originale: Trilogía sucia de la HabanaAutore: Pedro Juan GutiérrezTraduttore: Stefania Cherchi ;Tiziana GibiliscoPagine: 501Anno di pubblicazione: 2011Editore: e/oISBN :9788876419942Prezzo di copertina: 11,00€Acquista su Amazon:formato brossura: Trilogia sporca dell'Avana