Trinacria 8: La valle dei templi

Creato il 18 giugno 2014 da Enricobo2

Il frontone del tempio della Concordia - Agrigento


 Perché ciò ti narro? Tai cose, Alcinoo illustre, ieri le udivi,
Le udìa con teco la tua casta donna, E ciò ridir, ch'io dissi, a me non torna                                            Odissea, VII

Agavi nella valle dei Templi

Di tempio in tempio, così è la Sicilia. Non hai il tempo di fissartene alla mente uno, che eccone un altro e altri ancora che arrivano implacabili, perfetti nelle loro proporzioni auree, affascinanti, sia che abbiano conservato miracolosamente la propria stabilità a dispetto di invasioni, terremoti, rifacimenti, sia che siano a terra, in rovina, simulacri di quel che fu, basi certe e immutabili circondate di pietre ammonticchiate a dimostrare la caducità delle cose umane. Agrigento poi, accomuna tutte queste identità, assieme ad una posizione così magnifica e disarmante da farti rimanere senza fiato. Già te li devi assaporare la notte, quando tutto l'ambiente è celato dal buio e i grandi alberi del parco sono solo masse scure che nascondono il terreno. Sul crinale, illuminate, campeggiano lontane le colonne dorate, vivide e presenti come se tutto fosse come allora, mentre in cielo la luna piena avvolge la collina con una penombra d'argento. Uno spettacolo unico. Ti pare di sentire lontana, una processione di baccanti che salgono la collina salmodiando Evoè, squarciando il silenzio della notte, ma se ascolti meglio è solo una colonna di macchine che sgasa lungo la strada in salita, cercando di superarsi. Ti prendono voglie strane. I cancelli di entrata sembrano semi aperti. I miei compagni di viaggio sono gente particolare, chissà come sarà arrivare in piena notte davanti alle rovine? Si prova ad entrare, che sarà mai, d'altra parte la porta è aperta. Dopo pochi metri, agenti con pile e divise ti sbarrano la strada e cominciano a fare domande imbarazzanti. 

Icaro ad Agrigento

Si sa che l'anziano in vacanza è un tipo balzano, comunque con un po' di supercazzola e la ben nota comunicativa piemontese dei componenti che vantano anche ascendenze sicule, si viene accompagnati alla porta senza troppi danni e qualche reprimenda. Torneremo domani col chiaro, tranquilli. Certamente la luce del sole ti dà un altro punto di vista, mentre cammini sulla lunga via sacra che unisce i templi, una grandezza maestosa, tra ulivi, agavi e fichi d'India aggettati sulla falesia della valle, tra le antiche tombe. Certo c'è il problema dell'ammasso di costruzioni che scende dalla collina di fronte, una specie di colata che una sorta di vulcano maligno ha fatto scendere verso la valle, come in un tentativo di mangiarsela, di occuparla a poco a poco, masticandone le parcelle, come un invasore che prenda possesso di un territorio nemico a cui è culturalmente estraneo e come tale lo valuta privo di valore intrinseco e quindi da distruggere, da sostituire. Già se ne sono dette di tutte sulla avidità palazzinara della Agrigento dell'ultima parte del secolo scorso. In effetti, come non considerare come sarebbe il paesaggio se una furia divina, un potente dio della bellezza, infuriato dall'arroganza ignorante dell'uomo, avesse cominciato a spargere napalm su quella colata di cemento, monito imperituro e vendetta impietosa allo stesso tempo! Ma ormai le cose stanno così, che ci volete fare. Proviamo a considerarlo come storia, come specchio dei tempi. Anche questa veduta è ormai diventata paesaggio essa stessa; se non ci fosse più forse mancherebbe qualche cosa. Bello, brutto, orribile? Siamo nell'epoca del relativo, le verità assolute non esistono, ogni cosa si può e si deve discutere, soprattutto accettare. 

Icaro caduto davanti al tempio della Concordia

Bisogna farsi ragione che lo scempio agrigentino, fa oramai parte della realtà dei fatti e magari serve anche quello. Tu puoi stare qui seduto tra le colonne e misurare la perfezione della bellezza classica con le inevitabili miserie del nostro tempo, col brulicare delle genti; pensa che a quel tempo la terra intera non era abitata che da una cinquantina di milioni di persone. Ci siamo moltiplicati come topi e si sa, quando lo spazio manca, anche i roditori finiscono per divorarsi tra di loro. Siamo parassiti di questo pianeta e per il solo fatto di vivere ce lo divoriamo a poco a poco, non ci sono santi. Quando cresci a dismisura diminuisce automaticamente lo spazio per tutti, eppure anche allora, pochi secoli dopo, le genti premevano ai confini dell'impero romano, per scavalcare il muro ideale che separava l'Hic sunt leones, dalla civiltà, dalla ricchezza, dal benessere. Tutti aspiravano a diventare cives romanus, ad avere insomma la green card e dalle parti di Assuan al confine sud dell'impero, ancora si trovano, tra le sabbie del deserto, òstracon con riportate raccomandazioni per poter passare la frontiera, corrompendo naturalmente e immigrare verso nord, verso la salvezza garantita e la supposta vita facile della pax romana. Altri tempi, problemi uguali, mi sa. E pensare che nessuno in duemila anni è ancora riuscito a risolverli; forse non è così facile come blaterano i capipopolo. Intanto, dammi retta, rimani, sotto il grande ulivo, meditando davanti alla enorme statua moderna dai modi antichi, di un Icaro caduto, troppo orgoglioso e sicuro di sé, ad ammirare il verde di questa valle punteggiata di pietre antiche, senza farti troppo turbare dalle altre pietre moderne. Pensa positivo.

Valle dei templi - Agrigento


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