Il governo uscente libico ha ceduto alle richieste del generale Khalifa Haftar, chiedendo al Congresso nazionale (Parlamento) di sospendere i lavori fino a nuove elezioni, dopo aver approvato in settimana il bilancio per l’anno in corso.
Elezioni anticipate è quasi certo che si terranno nel Paese per il 15 agosto.
La situazione resta comunque tesissima e confusa.
Haftar cavalca la tigre di chi si batte contro il terrorismo islamico e contro quei fondamentalisti, che intenderebbero riportare indietro le lancette dell’orologio a un medioevo inaccettabile.
E per questo ha cercato da tempo ottime alleanze nell’Egitto dei militari.
Quelli che vedono nei Fratelli Musulmani e nei sostenitori di Morsi tutto il “male” possibile e immaginabile.
Resta comunque intorno alla sua persona, cioè a un Haftar che cerca alleanze laiche, un alone di ambiguità.
Ambiguità dovuta sopratutto al suo passato: inizialmente combattente con Gheddafi nella rivoluzione libica, poi prigioniero in Ciad e, infine, esule negli Stati Uniti per circa vent'anni.
Durante la notte scorsa, Wanis Abu Khamada, capo delle forze speciali libiche, ha annunciato con forte sottolineatura che lui e i suoi uomini avrebbero combattuto al fianco di Haftar “contro il terrorismo”.
Due importanti basi aeree, Torbruk e Benina (Bengasi) nel mentre erano già passate con il generale.
Alla luce della situazione, il governo algerino ha chiuso per precauzione la frontiera con Tripoli e ordinato ai dipendenti della sua compagnia petrolifera nazionale, la Sonatrach, di lasciare il paese.
Ieri l’Arabia Saudita ha chiuso le sue rappresentanze diplomatiche in Libia. E altrettanto hanno in programma di fare molte altre nazioni.
Anche ai nostri connazionali la Farnesina ha suggerito di lasciare la Libia.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
Nella foto in basso( tratta dal web) Khalifa Haftar uomo "nuovo" della Libia di queste ultime ore.
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