Dalle mie parti è tempo di tortelli di castagne, di zucca, e dei più tradizionali, tortelli d’erbetta. Sono piatti della nostra tradizione conditi (anzi stra-conditi) con burro, parmigiano e tanti (trigliceridi)
Una cosa che mi colpisce sempre, nelle uscite al ristorante con gli amici, è notare la diversità di gusti. Io ad esempio, preferisco quelli dolci di zucca, ma tra i miei concittadini sono quelli d’erbetta, a riscuotere maggior successo.
Questo mi riporta alla diversità di gusti, inclinazioni e idee che ognuno dei miei clienti ha, in ambito di investimenti.
Una delle domande infatti, che mi vengono fatte più frequentemente dai clienti, ma anche dai lettori del blog, è: ho xxx.xxx € sul c/c come li posso investire?
A una domanda di questo tipo, così posta, non si può dare una risposta “tout court”, ma occorre avere altre informazioni. Proprio per questo motivo, sin dai primi articoli, ho iniziato a darti importanti informazioni propedeutiche al metodo con cui è necessario procedere quando si vuole effettuare una pianificazione finanziaria, che tra qualche post, sarò felice di riepilogare in modo completo.
Oggi parliamo di un tassello fondamentale per capire come investire: la (propria) tolleranza alla volatilità
Cosa è la volatilità? Per risponderti, scelgo la definizione usata in chimica, a cui possiamo tranquillamente rifarci per spiegarne il significato, anche in ambito finanziario:
“la volatilità di una sostanza solida o liquida indica la tendenza di questa ad evolvere spontaneamente verso uno stato fisico aeriforme in determinate condizioni di pressione e temperatura.”
In ambito finanziario la volatilità è infatti: una misura della correlazione tra la variazione del rendimento di un titolo rispetto al mercato di riferimento.
In entrambi i concetti, seppur differenti, troviamo in primo piano la “relazione” tra il “variare” del contesto di riferimento, e la “misura” dell’ effetto che, tale cambiamento, ha determinato su ciò che stiamo “valutando”. Nel nostro caso: il nostro investimento.
Più sarà “reattivo” un investimento, maggiore sarà la “misura” della sua “sensibilità” o “volatilità” alla variazione del mercato in cui opera.
Tranquillo, adesso semplifico
Prima di addentrarci in questo aspetto più semplice, di ciò che possa sembrare, voglio fare una premessa. Nel panorama degli operatori finanziari da diversi anni, si sente parlare di profilo di investimento. Un concetto per il quale la “banca” deve definire il livello di rischio del portafoglio di ogni cliente. Questa modalità è stata introdotta dalla Mifid. La normativa che dal 2007, impone agli operatori finanziari di “etichettare” il profilo di investimento di ciascun cliente. Ti sarà capitato infatti di concordare con la tua banca il tuo profilo che potrà essere: moderato, prudente, aggressivo, bilanciato ecc.
Ecco permettimi di dirti che spesso questo approccio, molto spiccio, è foriero di problemi e di delusioni. Perché? Perché per te la moderazione significa una cosa che, con ogni probabilità, è diversa da ciò che intendo io con questo aggettivo. Per qualcuno l’aggressività in ambito di investimenti comporta di accettare rischi che per un altro investitore magari saranno considerati, come moderati. Mi segui?
Molto meglio usare un indicatore “oggettivo” come il V.A.R. che misura la volatilità massima di un investimento. E’ prevista una scala di valori, che va dallo 0% fino a 23%. Cosa significa VAR? valutazione al rischio. È una misura numerica (e non un aggettivo!!) che viene determinata prendendo la serie storica di tutti i comportamenti PASSATI di un dato investimento al 95% di probabilità (chiamato anche “cono di confidenza”).
Mi si potrà obiettare che i rendimenti passati, per di più al 95% delle casistiche, non è garanzia di alcunché, nel futuro. Questo è senz’altro vero. Tuttavia come dicono gli anziani: piuttosto di niente meglio piuttosto!
Anzi, mi sento di dire che valutare un’attività umana, in cui rientrano anche i mercati finanziari, nella misura del 95% di “probabilità”, è un livello senza dubbio elevato. Certo, c’è sempre il 5% di probabilità che esca la “carta matta”!!!
Ora facciamo un esempio: se un investimento ha il V.A.R. del 7,5% significa che, questo investimento, ha la probabilità del 95%, di avere un rendimento che rientrerà tra una percentuale del +7,5% e, nella peggiore delle ipotesi, del -7,5%. Quindi la sua performance, sarà contenuta tra questi “estremi”.
Uno dei “passaggi” fondamentali che devi pretendere da chi ti aiuta a “curare” i tuoi risparmi, è proprio quello di definire con grande attenzione, il tuo VAR massimo, di portafoglio. Non aver paura di dedicare del tempo a questa fase, che deve avvenire prima di effettuare i tuoi investimenti, attraverso un’analisi attenta delle tue esigenze.
Lascia un commento, e se hai delle curiosità e/o delle richieste per i prossimi articoli, non esitare a scrivermi!
Alla prossima