Non è la prima volta che ci occupiamo su queste pagine del ricchissimo catalogo Pulp Video, che, nel solo 2011, ha deliziato il mercato digitale con veri e propri cult del cinema bis quali Flesh Gordon-Andata e ritorno… dal pianeta Korno! (1974) e il televisivo Una donna in crescendo (1993), interpretato da Daryl Hannah; senza contare gli esordi stalloniani – dal porno Italian stallion (1970) a Taverna Paradiso (1978) – e l’horror con Robert”Freddy Krueger”Englund Night terrors (1995), diretto da Tobe Hooper.
Con un inizio che cita esplicitamente sia quello di Halloween-La notte delle streghe (1978) che la mitica scena della doccia di Psycho (1960), la vicenda di quattro amici – tra cui la Elizabeth Berridge poi vista in Amadeus (1984) – che, in cerca di una serata all’insegna del divertimento, rimangono di nascosto all’interno del tunnel dell’orrore di un luna park durante l’orario di chiusura; senza immaginare, però, di doversela vedere con il sanguinario, deforme figlio del padrone del posto.
Quindi, con Silvia”Calore”Miles inclusa nel cast, una horror metafora che, partendo dalle conseguenze dovute ai gesti spesso incoscienti di tanti giovani, riguarda la crescita; relegando gli omicidi, però, alla sola ultima mezz’ora dei circa 86 minuti di visione.
Anche in questo caso, lo sviluppo della trama sfiora i connotati dello slasher, con una serie di uccisioni operate da un misterioso spirito del male dopo che il figlio del più anziano adepto di una misteriosa comunità della Pennsylvania atta a contestare il progresso tecnologico decide di sposare una donna non appartenente al gruppo.
Al di là del fatto che le musiche sono a firma del futuro premio Oscar James”Titanic”Horner, accanto al grandissimo Ernest Borgnine è una giovane e ancora sconosciuta Sharon Stone a rappresentare il nome di punta di un’operazione che, caratterizzata da un inaspettato epilogo destinato a virare sull’assurdo, individua i suoi momenti migliori nella sequenza in cui un serpente penetra nella vasca colma d’acqua occupata da una donna e in quella che vede un ragno calarsi tramite ragnatela nella bocca di un’altra.
Del resto, partendo dalla figura di un bambino sopravvissuto alla bomba di Hiroshima e ingigantitosi dopo aver mangiato il cuore del mostro di Frankenstein, i circa 93 minuti di visione – qui presentati in versione integrale con alcuni momenti sottotitolati – non sfruttano altro che un’atipica, bizzarra fusione tra la vicenda della creatura ideata da Mary Shelley e i cosiddetti kaiju eiga, ovvero i film nipponici di mostri giganti. Mentre il protagonista, incolpato dai comuni mortali di alcuni misfatti che non ha compiuto, tenta di dimostrare la propria innocenza e di salvare la razza umana affrontando il vero colpevole: il dinosauro Baragon.
Francesco Lomuscio