Trivella gnamme

Creato il 07 marzo 2015 da Maria Materia @MariaMateria1

"Trivella si, trivella no, trivella gnamme, se famo du off shore".


Era novembre 2014 quando il decreto Sblocca-Italia, meglio rinominato Sblocca-Trivelle, tolse potere alle Regioni al fine di semplificare le procedure autorizzative finalizzate a trasformare Sicilia e Basilicata nell'Italico Texas. 
Ma già da prima i fautori delle trivelle selvagge da una parte e i  paladini delle rinnovabili, sostenitori dell'ambiente dall'altra, si danno battaglia.
Da una parte della trincea un sindaco: quello di Pozzallo, che ritira la firma dall'appello di Greenpeace e spera in una veloce costruzione della piattaforma petrolifera Vega B, cercando il consenso popolare nella promessa di nuovi posti di lavoro.
Dall'altra i sindaci degli altri comuni, che invece cercano consensi nella promozione di un sano turismo sostenibile.
Passano i mesi e il dibattito è ancora aperto. 
Nella Regione Sicilia, il Movimento Cinque Stelle, propone un referendum popolare, certo nulla di valevole a livello normativo, ma sicuramente importante da un punto di vista politico: quale politicante a seguito di una vittoria del no cavalcherebbe ancora la causa delle trivelle contro il parere popolare?
Infine la novità di questi giorni: in Senato un manipolo di senatori chiede l'adeguamento della normativa italiana alla direttiva europea sulla sicurezza delle attività petrolifere off shore in vigore dal 2013. Un manipolo di senatori che tra l'altro canta vittoria dichiarando di aver superato lo Sblocca-Trivelle e di aver messo un freno alle trivellazioni.

Piattaforma VEGA A al largo di Pozzallo


Con la consapevolezza che per capire quanto possa incidere la ratificazione italiana della direttiva internazionale occorre conoscerne i punti cardini, ho deciso di approfondire l'argomento in questione. Cosa dice in pratica questa fantomatica direttiva?
Il primo punto della norma è il divieto di rilascio di concessioni petrolifere a società a responsabilità limitata con capitale sociale di poche decine di migliaia di euro, oltre all'introduzione della partecipazione dei cittadini prima dell'inizio delle trivellazioni. La direttiva introduce inoltre la responsabilità di organi nazionali indipendenti che devono vigilare sulla sicurezza, la protezione dell’ambiente e i piani di emergenza delle piattaforme petrolifere, piani di emergenza che tra l'altro, le compagnie petrolifere sono obbligate a presentare prima dell'inizio delle operazioni di ricerca e trivellazione.
Un organismo terzo deve verificare infine la validità delle soluzioni tecniche adottate prima, durante e dopo l’avvio delle operazioni delle piattaforme petrolifere. Certamente il fatto che il candidato ad assumere tale incombenza sia il Ministero dello Sviluppo Economico, lo stesso che avrebbe interesse a concedere le autorizzazioni dalle quali derivano le royalties pagate dagli operatori, non ispira grande fiducia! 
La direttiva europea punta anche alla trasparenza delle informazioni fornite al pubblico dagli operatori petroliferi, in merito a incidenti accaduti e performance delle strutture. Nulla però riguardo al dettaglio delle tecnologie usate restano coperte da segreto. Ai punti precedenti si somma l'imposizione della responsabilità economica alle compagnie petrolifere in merito ai danni causati sulle specie marine protette e sugli habitat naturali. 
Riassumendo, la direttiva europea implica che solo grosse compagnie petrolifere possano trivellare i nostri mari e sancisce un “controllo” della sicurezza attraverso degli ispettori, un organismo terzo, la trasparenza di alcune informazioni e la possibilità di far pagare i danni a chi inquina.
Il freno alle trivelle associato all'ordine del giorno dei senatori siciliani, non sembra più di quello che noi siciliani chiamiamo un “mpiduggia pedi”, ovvero, un piccolo ostacolo che fa inciampare, un piccolo ostacolo che potrebbe rallentare le concessioni, non una vittoria dei paladini dell'ambiente.

fonte:  http://www.ilsole24ore.com

Del resto dalla lettura dei quotidiani emerge una strada ormai segnata: progetti ormai approvati dal Ministero dell'Ambiente, politici che cavalcano la promessa del lavoro e sostengono lo sviluppo delle fossili (ancora oggi nel 2015).
Nel frattempo grazie al decreto sui reati ambientali si vieta la ricerca petrolifera in mare a mezzo esplosioni, il Ministero dell'ambiente dice no alle ricerche al largo dell'Asinara, il TAR Veneto dice si alle ricerche nel delta del Po e altre 15 richieste attendono le concessioni.
E in Sicilia Crocetta, novello J.R., contraddice se stesso e auspica lo sfruttamento delle ricchezze dell'isola, ricchezze che il presidente associa all'oro nero nascosto nei fondali tra i vulcani marini.
Peccato non punti all'oro blu delle nostre coste, all'oro bianco delle colonne della valle dei templi, all'oro verde dei nostri campi assolati... quante ricchezze non adeguatamente sfruttate possiede la nostra amata isola!
http://www.greenstyle.it/petrolio-offshore-nuove-regole-dallue-15144.html
http://meridionews.it/articolo/31996/trivelle-in-sicilia-dal-senato-un-freno-al-governo-maggiori-controlli-e-nessuna-nuova-autorizzazione/
http://www.corrierediragusa.it/articoli/attualit%C3%A0/pozzallo/19340-raddoppio-vega-b-il-sindaco-di-pozzallo-ora-e-favorevole.html
http://jacopogiliberto.blog.ilsole24ore.com/2015/03/05/trivelle-adriatico-ionio-sicilia-sardegna-ecco-dove-puntano-le-compagnie/
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2015-03-05/via-ricerca-15-giacimenti-150054.shtml?grafici