Dopo aver inoltrato la richiesta e dopo aver ricevuto risposta positiva dal Ministero dello Sviluppo Economico, l'azienda ha cominciato l'esplorazione – per la verifica di eventuali giacimenti - della zona tra i monti della Maddalena, al limite tra la Campania e la Basilicata, lungo il confine con il Parco Nazionale del Cilento e Vallo del Diano. L’area che vorrebbero trivellare, è di ben 211 km quadrati.
I vertici aziendali rassicurano, affermando che, per adesso, il progetto di esplorazione (denominato “Monte Cavallo”) sarà solo “teorico”, analizzando dati di archivio e rielaborandoli per cercare di ottenere delle informazioni preziose sulla presenza o meno del greggio.
Come ci fa notare un articolo comparso sul periodico on line Green Style, però: “l’istanza di ricerca di permesso in terra ferma si chiama ‘Monte Cavallo’ ed è stata presentata al Ministero nel 2005. Quello che né Voser (amministratore delegato della Shell, ndr.) né l’Agi dicono, però, è che l’istanza ‘Monte Cavallo’ è letteralmente confinante con il Parco nazionale del Cilento e Valle di Diano. Basta sovrapporre la mappa del parco con quella del permesso di ricerca depositata all’Ufficio Nazionale Idrocarburi e Miniere, per vedere che la zona dove Shell vorrebbe fare i pozzi esplorativi e poi, in caso trovi il petrolio o il gas, i pozzi di estrazione veri e propri è incredibilmente vicina. Voser afferma di non sapere se il Ministero abbia già dato l’ok al progetto petrolifero a due passi dal parco nazionale”.
In tutto questo ci dimenticavamo dei protagonisti principali di questa storia: i cittadini, le persone che stanno lottando per non avere questi lavori nel loro ‘cortile di casa’. Spalleggiati dal Presidente del Parco Nazionale del Cilento e Vallo del Diano, Amilcare Troiano, e dal Comitato No al Petrolio, i sindaci dei comuni interessati continuano ad opporsi. I loro principali argomenti si basano sui rischi ambientali delle zone interessate (frane, falde acquifere, diversi torrenti) e sugli incidenti che si sono già verificati in passato, come quello più recente del 10 marzo 2012 avvenuto all’oleodotto Eni Viggiano-Taranto, che ha provocato la contaminazione di 10.000 metri quadri di terreno.
La Shell, si chiederanno in molti a questo punto, li avrà ascoltati? Neanche per sogno, come ci racconta Debora Billi dalle pagine di Blogosfere. Poche settimane fa, infatti, i sindaci ‘No-Shell’: "Decidono di andare a farsi sentire alla Commissione Ambiente della Regione Campania, per decidere il da farsi. E cosa fa la Shell? Li convoca graziosamente al suo cospetto. Lo stesso giorno. Da un'altra parte. Si sa, la Shell è impegnatissima e ha trovato due minuti solo quel giorno lì, cosicché i sindaci se vogliono essere ascoltati dovranno presentarsi puntuali col cappello in mano e soprattutto rinunciando all'audizione in Regione nonché al pronunciamento preventivo dei propri consigli comunali, che ritengono fondamentale".
Da sottolineare, però, come il Cilento non sia nuovo a questi progetti di trivellazione, visto che la Texaco, società petrolifera americana, quindici anni fa presentò un progetto simile a quello della Shell, che prevedeva la costruzione del pozzo nel Vallone Bersaglio, nel comune di Sala Consilina, con profondità 4.000 metri. Davanti alle remore dei numerosi esperti del settore - che manifestavano evidenti dubbi sulla fattibilità dell'opera per uno dei motivi già elencati, ossia quello di possibili piene (essendo una valle torrentizia) - la Texaco caldeggiò una proposta di sistemazione idraulica che avrebbe deviato il corso dell’eventuale esondazione nel caso di eventi piovosi straordinari. Fu cacciata a pedate da sindaci, cittadini e comitati civici. Secondo alcuni l'urlo che risuonò all'epoca fu lo stesso di quello dei valsusini: “Non toccate la nostra valle”.
Fonte: il Cambiamento