Vito Teti
L’incontro, moderato dalle domande della giornalista Livia Blasi, è proseguito sulla scia della storia, degli antichi racconti di viaggio spesso falsati dalla moda esotica: si è parlato di un giornalismo di viaggio storicizzato, di una generazione fantasma, quella dei trentenni di cui Santoro tratta appunto nel suo libro.Anche la stessa immaginazione può cambiare con l’abbattimento delle frontiere fisiche, che soprattutto con il digitale, supporto imbattibile del formato video, può permettere un “viaggio immobile”. Nel pomeriggio si è invece affrontato uno degli aspetti del viaggio che più hanno caratterizzato il nostro Paese, l’emigrazione: Vito Teti e Laura Marchesano hanno raccontato episodi delle donne migranti, le quali accettarono di sposarsi e di trasferirsi nelle campagne del nord d’Italia, soffermandosi sulle cause di questa diaspora femminile spesso ignorata dalla storia, che spesso delinea solo una parte dei fenomeni di massa. Piuttosto intenso, infine, l’intervento di Ludina Barzini, un racconto incentrato sul giornalismo di tre generazioni della sua famiglia, attraversando un secolo di storia italiana.