Grande esposizione mediatica, almeno quanto l’esposizione bancaria. Lo stilista italiano incartapecorito da decenni di successi in tutto il mondo, forzato a spossessarsi del controllo del suo gruppo. Per evitare la bancarotta.
Il sultano del Qatar Hamad bin Kahlifa al Thani, si catta la maison Valentino per un pugno di dollari. 700 milioni di euro, euro più euro meno. Mayhoola for Investment ora è il nuovo proprietario del n. 1 della moda italiana. Uno dei più rappresentativi Made in Italy. Esser brutti è lecito però forse il califfo ne sta approfittando, più che solidarietà questa sembra carità.
Dopo aver preso il largo Ferretti Yachts (ai cinesi) un altro pezzo del bel Made in Italy che se ne va. Purtroppo non è bastato il ferreo piano di Buy Back per ristrutturare il grave indebitamento finanziario. Troppe passività fiscali e l’insostenibilità del debito hanno messo in ginocchio il gruppo di Valentino Garavani. Cifre da capogiro (ma tutto sommato normali per tempi di crisi come questi) i ben informati parlano di qualcosa come 2 miliardi di euro di puffi con le Banche Finanziatrici. Che comunque – come al solito – rischieranno molto poco o niente (dotate di estesi vincoli pignoratizi nei confronti del gruppo). Soltanto il Senior and Secon Lien facility Agreement sottoscritto da VFG il 29 ottobre 2007 sfiora la non disprezzabile cifretta di 1427 milioni di euro. Dulcis in fundo risulta ancor in essere una colossale bega legale/fiscale con l’Agenzia delle Entrate per lo spudorato aggiramento di una quantità industriale di normative tributarie (elevato un processo verbale di contestazione e accertamento emessi dalla Direzione Regionale della Lombardia con riferimento ai periodi di imposta 2003-2004 per asserita “esterovestizione” della controllata Marzotto GmbH). Tra imposte, interessi e sanzioni una botta da oltre 400 milioni di euro (sanabile però con un’esborso cash di ‘soli’ 165 milioni di euro). L’amministrazione finanziaria ha tempo fino al 31 dicembre 2014 per procedere giudizialmente con le riscossioni contro le società (son escluse le gravi implicazioni di tipo penale da valutarsi a parte).
C’è da dire che purtroppo le varie disparate e/o disperate operazioni d’ingegneria finanziaria, non hanno funzionato a dovere. Come gli “Accordi di Standstill” e il “Restructured Senior Loan Agreement” che in teoria dovevano fungere come salvagente per la situazione di violazione dei covenants finanziari e che alla fine, tutto sommato si sono rivelati un magheggio niente male. Vedi la conversione in capitale degli ingenti crediti di Citigroup – poi acquistati da una controllata lussemburghese – che hanno contribuito a ridurre un po’ le banche verso cui essere esposte e procrastinate ancora di un tot la lenta agonia. Oppure l’operazione da 724 milioni di euro di debiti cancellati con un versamento cash di 275 milioni di euro (a non dichiarare fallimento a sto modo qui siam capaci tutti quanti). Tutte operazioni descritte analiticamente in un “Tax and legal Structure Memorandum” (che per umana pietà evitiamo di sottoporvi). Alla fin della fiera son andati a parare con le solite ed inevitabili cessioni di preziosi assets, vedi la (s)vendita di Hugo Boss AG necessaria per ripianare almeno in parte la montagna di debiti con gli istituti di credito più esposti; in primis Citigroup, Mediobanca, Unicredit e HVB (Bayerische Hypo und Vereinsbank). Una voragine quantificata dagli advisors fiscali in oltre un miliardo e mezzo di euro; un buco pauroso capace di mettere in forse pure l’attività/continuità aziendale. Come si dice in gergo sanraffaelese (delmontetaborese): un tracollo bello e buono. Un bel dissestone con i controfiocchi.
Lo stesso Prof. Lorenzo Pozza (Ordinario di Economia Aziendale all’Università Bocconi di Milano e revisore ufficiale dei conti) che ha preso in mano i conti della holding Valentino Fashion Group Spa s’è messo davvero le mani nei capelli. A momenti ci rimane secco (forse per questo si chiamano “Periti”). Fabrizio Carretti di Permira (il Fondo che ha investito massicciamente nel Gruppo Valentino) invece ha sudato un sacco freddo per l’ansia da crack. Il vortice fallimentare, come un tifone avrebbe potuto risucchiate in un buco nero tutte le società dell’intero Gruppo: VFG Deutschland GmbH, VFG France Sas, VFG USA Inc, Valentino Fashion Group Espana SL, VFG International NV, Marzotto Indemnity, Marzotto Textiles NV, Marzotto Spa, R&B Luxco.
Fortunatamente per contrastare il buco nero è arrivato il cavaliere bianco. Quasi fuori tempo massimo. Ora Valentino è un figlio dello sceicco (ricorda tanto tanto il mitico e compianto Rodolfo).
Però è un lutto difficile da digerire “… la morte di Valentino è una delle più grandi tragedie che abbia mai colpito il mondo. Possedeva arte e distinzione” (Charlie Chaplin).
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Documento pdf consultabile e sfogliabile online:
Piano salvataggio Valentino Fashion Group
http://issuu.com/misterbean/docs/piano_salvataggio_valentino_fashion_group
dal portale Indymedia
https://calabria.indymedia.org/article/7172
https://london.indymedia.org/articles/12540
http://piemonte.puscii.nl/article/15509
Nota di misterbean