Dopo 16 anni che abito lungo l'argine ci ho fatto l'abitudine e non mi spavento più, se guardo fuori mi sembra di avere l'acqua alle finestre, come nei canali veneziani.
E ancora di più, dopo piogge torrenziali come ce ne sono state nei giorni scorsi e che ancora flagellano la nostra povera penisola sempre più in crisi, cerco di evadere con la mente e ripenso alle vacanze, anche quelle molto lontane, in luoghi pieni di sole e mare.
Al ricordo di alcune stranezze mi viene da ridere, e moltissimo.
Da bambina, in campeggio, la promiscuità era piuttosto normale, nel senso che sapevi benissimo cosa cucinava il tuo vicino, le verande aperte diffondevano odori, profumi e fuochi a vista.
Chi aveva la fortuna di picchettare la propria tenda o roulotte accanto a noi poteva assistere alla preparazione di succulenti ragù, minestroni in dosi epocali per soddisfare il maggior numero di amici, grigliate di carne o pesce che facevano venire l'acquolina in bocca solo coi loro profumi.
Dai vicini tedeschi o inglesi, per contro, non avevamo nulla da imparare.
Inconfondibile l'odore di cipolla bruciata nel grasso e di affumicato, di bacon e salsicce.
Loro arrivavano con uova portate da casa e conservate in secchi di zinco ricolmi di crusca o sabbia, strano sistema, a quanto pare funzionava sia per proteggerne l'integrità che per la farle durare durante la vacanza.
Ma, mi chiedevo, seppur bambina, le uova avevano un costo bassissimo anche in Italia! Magari potevano portarsi carne secca, oppure scatolame vario.
Fatto sta che i loro piatti di invitante avevano pochissimo, soprattutto quando vedevamo la nostra pasta maltrattata, ovvero usata come contorno a salsicce o uova o verdure, lessata e scotta sino a che un sedanino assumeva le dimensioni di un pacchero o gli spaghetti raggiungevano il diametro del paletto di un ombrellone. Il tutto completato da cucchiaiate di marmellata!
Santi numi! Fortuna che, con la globalizzazione e la diffusione della buona cucina nel mondo, anche loro hanno imparato a gustare la pasta, e il riso, nella giusta maniera.
È passato più di mezzo secolo, quindi... torno alla mia ricetta, che prevede l'uso della pastina a mo' di contorno al pesce.
Pastina cotta in acqua aromatizzata e quindi servita con petali di trota cotti al vapore, o nel microonde, se preferite. Un po' di cipollotto aromatizzato all'aceto ed eccovi un signor piatto unico, a costi decisamente abbordabili.
Le trote le trovate anche già sfilettate, niente paura. Sceglietele non troppo grandi, altrimenti ne bastano due.
I miei grattini, ahimé, erano un po' troppo industriali. In commercio se ne trovano di più rustici, ma a volte ci si deve accontentare di quel che si trova.
Dosi per 4
-ricetta-
300 g grattini all'uovo
4 piccole trote iridee intere sfilettate
1 cipolla rossa di Tropea
1 cucchiaio di curcuma
aceti rossi aromatici
olio evo
erbe aromatiche
sale, pepe
Pulisco, affetto e metto a macerare la cipolla in una ciotolina, con gli aceti aromatici, per almeno un'ora.
Intanto cuocio i filetti di trota al vapore, su una griglia appoggiata su di una pentola di acqua salata in leggera ebollizione e chiusi da un coperchio, per circa 8/10', oppure nel microonde alla massima potenza per 4', con l'aggiunta di erbe aromatiche a piacere (timo, salvia, prezzemolo).
Distribuisco i grattini nei piatti, divido la cipolla scolata e strizzata sui grattini e completo con le trote sfogliate, liberate di pelle e lische residue e divise in scaglie.
Se voglio completo con qualche filo di aneto e poco pepe nero.
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I più attenti alle mie ciarle avranno notato che stamani ho sostituito 'il libro che sto leggendo'.
È infatti finalmente disponibile in libreria il fantasy scritto dalla mia amica Donatella Perullo.
Prima parte di una trilogia intitolata Il Fato degli Dei, Lacrime d'Ametista piacerà anche a chi, proprio come me, non è un amante del genere.
Grazie al fatto che è un'amica affezionata, ho seguito Donatella sin dall'inizio di questa sua follia letteraria, trepidando con lei ogni volta che inviava il manoscritto ad una casa editrice. E ho, naturalmente, avuto l'onore di leggere in anteprima i primi due volumi della trilogia. Attualmente Donatella è impegnata nella stesura della terza e ultima parte.
Non solo perché è un'autrice italiana esordiente e come tale mi piace sostenerla, anche se ha pubblicato molti racconti brevi in varie antologie, ma vi consiglio vivamente di tuffarvi nella lettura di Lacrime d'Ametista, per scoprire la storia di Roswita e di tutto quello che la circonda. La fervida fantasia di Donatella vi condurrà per mano e rimarrete piacevolmente stupiti dall'accuratezza della sua prosa e catturati dalle vicende dei suoi protagonisti.
Ecco la sinossi del romanzo, edito da Butterfly Edizioni, che potrete prenotare in libreria oppure acquistare negli stores on line, Amazon e Ibs:
Ognuno nasce con un fato, quello di Roswita è essere l’unica in grado di fermare la malefica Dea Irmin. Roswita è un’adolescente volitiva, cresciuta in un bosco, nascosta al mondo da Iosò, una misteriosa anziana che chiama nonna. Trascorre le sue giornate a studiare e a giocare nella natura insieme all’inseparabile Lupa; e non sospetta il perché del suo isolamento. Fin quando un giorno un incontro inaspettato la stravolge... ma lui è il principe Fredric dei Noctiluca, figlio della perfida Irmin. In un susseguirsi di eventi, intrighi e misteri, Roswita dovrà combattere per il proprio amore e per la salvezza del mondo rinunciando per sempre alla propria innocenza.
Un romanzo dalla prosa delicata ma incisiva, scritto con maestria, che conduce in luoghi incantati e al contempo infernali. Lacrime d’Ametista è un fantasy fiabesco, destinato a lasciare un segno indelebile nel cuore dei lettori.
E non dimenticate che:
«L’amore può trascinare tutto con sé, anche l’odio più feroce».