Trucchi d'autore 3: Diego Cajelli

Creato il 06 settembre 2010 da Stepianii

Ed ecco qui le risposte di Diego Cajelli. Nel frattempo mi sono arrivate anche quelle di Stefano Vietti: le metterò online domani quando Stefano mi avra inviato la foto del suo studio.Ma passiamo ora a Diego.Nato nel 1971, ha scritto decine di storie a fumetti, tra cui "Milano criminale" e "Pulp stories". Attualmente scrive sceneggiature per Dampyr, Zagor e Diabolik e tiene un bellissimo BLOG, chiamato Diegozilla, che consiglio a tutti di visitare. Chi volesse saperne di più su di lui, trova QUI un articolo in cui lo stesso Diego ripercorre la propria carriera.

Quando lavori di preferenza?

La mattina molto presto, dalle 6 alle 11 filo via come un treno. Poi vado avanti a lavorare, ma con meno grinta. Il dopo pranzo è una tragedia. Ma poi mi riprendo. Un altro orario molto apprezzato è dalle 16 alle 20.In casi di assoluta emergenza, posso lavorare anche la notte.

Descrivi il tuo studio...

E’ un rettangolo, con una libreria enorme, due scrivanie, una per me e una per gli ospiti. Di solito la usa la mia signora durante il week end. Aggiungici una tonnellata di cazzate appese ai muri e sulle mensole.

... E il tavolo su cui lavori. In base a che cosa l'hai scelto?

Struttura in alluminio, pianale di vetro satinato. Costava poco! L’ho trovato a una svendita di mobili di design. Tipo che è un “ex expo”, qualunque cosa significhi.

Quando hai iniziato a fare questo lavoro usavi la macchina da scrivere? E se sì, com'è stato il passaggio al computer?

Usavo una Olivetti Lettera 35. Ho cominciato a usarla quando avevo 12 o 13 anni, ed è caduta a pezzi attorno ai 25. Ci ho scritto un casino di roba con quella. Il passaggio al computer è stato come scoprire l’America stando seduto. La gestione degli errori, la possibilità di tornare indietro, il copiaincolla (che con i nomi lunghi è un toccasana!) i tasti di scelta rapida, eccacchio sono cose che ti cambiano la vita!

Mentre scrivi fai delle pause?

Sì. Forse troppe. Dal cazzeggio su internet, telefonate, faccende domestiche, fino al prepararmi il pranzo. E poi, lo confesso, ogni tanto mi concedo una pennica con tanto di bolla al naso. Ma solo quando mi alzo alle 5.

Quando mi alzo alle 5?

Quando sono in ritardo.

Quando sono in ritardo?

Mhhhhh…

Ascolti musica o tieni la TV accesa?

Musica. Ho messo tutto su iTunes e vado di shuffle. Ascolto soprattutto metal e hard rock. Una volta quando ero gggiovane scrivevo con la musica a palla. Adesso abbasso un pochino. Però Back in Black, Seek And Destroy, Welcome to the Jungle, Youth Gone Wild e Smells Like Teen Spirit vanno ascoltate rigorosamente con il volume al massimo.

Che cosa tieni sempre a portata di mano sulla scrivania?

Le sigarette, purtroppo.

Hai un'abbigliamento particolare per scrivere?

Ho delle T-Shirt feticcio. Quella dei Metallica è la mia numero 1. Quella degli AC/DC la numero 2. Poi vengono tutte le altre. Ne ho circa 130.

Usi carta per prendere appunti?

Rigorosamente carta da riciclo. Di solito sono le stampate delle sceneggiature vecchie, o della documentazione che poi ho deciso di non allegare. Versioni che ho stampato per consegnare ma che poi ho aggiornato all’ultimo momento. Le giro e ci scrivo dietro. Le metto assieme, tipo bloc notes pinzate con un pinzone a molla.

Che tipo di penne usi?

Pennarelli Carioca. Quelli colorati. Quelli: 10 pennarelli 3 euri e 90. E poi le penne e le biro che rubo in giro. Sì. Sono un cleptomane di penne. E’ la prima volta che lo dico…

Hai degli sfizi particolari collegati alla scrittura?

Ho un posacenere preferito, e quando scrivo a casa nello studio deve essere sempre e rigorosamente lui. Non so se può essere considerato uno “sfizio”, ma quando scrivo non posso ascoltare musica in italiano.

Disciplina o ispirazione?

Mezz’emezz.

Si può scrivere usando solo la tecnica?

Si. Ma viene una roba gelida.

Da dove nascono le idee migliori?

Non lo so. Se lo scopri me lo dici?

Sei mai stato "bloccato" dalla pagina bianca?

Ni. Nel senso, mi capita di saper benissimo quello che devo scrivere, e di non aver voglia di scriverlo.

E’ il blocco dello scrittore? Direi di no.

E’ il blocco del pirla.

Di solito mi succede in tutte le scene di “collegamento”. Quelle due o tre tavole che uno sceneggiatore capace e con la testa sulle spalle scrive in tre minuti.

Libri o film per ispirarti?

Saggi. Documentazione reale. Non riesco a trarre materiale narrativo da del materiale narrativo già elaborato da qualcun’altro. Allora perdo ore, giorni, mesi, a leggere tonnellate di pagine di teorie strane, fatti curiosi, gente matta in rete… Cose così…

Descrivi il tuo metodo di sceneggiatura.

Scrivo un soggetto con un inizio e una parte centrale piuttosto elaborata. Il finale è indicato, ma più o meno in una decina di righe. Lo sviluppo in fase di sceneggiatura quando ci arrivo. Però, essendo stato molto preciso nelle parti precedenti, il finale si “scrive da solo”. Per le ultime 40 pagine (usiamo un albo Bonelli come esempio) preparo una scaletta molto rigida, in modo da calcolarmi per bene gli spazi e i tempi narrativi. Poi passo a sceneggiare. Vignetta, inquadratura, campo, piano e poi la descrizione. Di solito mi riferisco direttamente al disegnatore. Gli parlo, e gli racconto quello che dobbiamo fare. Sono molto diretto. Tipo che scrivo: Non caratterizzare troppissimo questo personaggio che tanto tra quattro vignette schiatta. Poi alla sceneggiatura aggiungo tutte le immagini di documentazione. Armi, automobili, foto del posto in cui si svolge la location, tutto quello che può servire al disegnatore per lavorare. E’ una ricerca iconografica che faccio prima per me. Perché se non “vedo” non riesco a far muovere la storia. Spesso, consegnando la sceneggiatura a blocchi, la documentazione supera per numero le pagine di sceneggiatura. Per esempio, il prologo di “Il Penitenziario”, disegnato da Piccininno… Era ambientato in un carcere, e andava creato da zero. Le pagine di sceneggiatura erano una decina. La documentazione che ho allegato superava abbondantemente le ottanta.

Quante pagine di sceneggiatura scrivi in un giorno?

Diciamo 10. Ma è una media. E nelle medie la faccenda del mezzo pollo a testa ha il suo peso.

Le tue pagine sono molto dettagliate o tendi a lasciare libertà al disegnatore?

Ho i miei pallini. Sono elasticamente dettagliato.

Una volta che ho definito per bene il contesto in cui si svolge la scena, poi non sto a menarla troppo. Indico espressioni e movimenti, azioni, toni. Comunque sia, descrivo sempre tutto vignetta per vignetta, pagina per pagina.

Ti va di inviarmi una foto del tuo studio - fatta rigorosamente con il cellulare - da mettere in apertura di questa intervista.

Ecco. Questo mi mette in crisi. Non chiedere mai una cosa così a uno che come hobby la fotografia! Il mio studio è troppo stretto e oblungo per essere fotografato con l’obiettivo del cellulare. Potrei farti una bella foto con un fish-eye salendo su una scala. No? Non posso? Allora ti mando una foto della mia postazione.


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