Per adesso dobbiamo accontentarci di cosa scende dal contagocce: tornare infiltrato per una notte sembra aver ricordato a Rust l’infelicità in cui affoga la sua esistenza, svuotata da tutto quello che ha vissuto. Questo stato d’animo viene momentaneamente accantonato dalla gloria che i detective si godono, dopo un blitz in cui hanno ucciso due sospetti. Ciò che raccontano ai loro superiori, però, è una versione dei fatti eroica, edulcorata, che vale una promozione a Marty e una menzione “al coraggio” di Rust. Commentando il continuo scorrere del sangue, nel 2012, Rust sentenzia: “La morte ha creato il tempo per crescere ciò che avrebbe ucciso”, e noi tutti continueremo a rinascere in un flusso continuo, come in una versione un po’ distorta della Samsara.
Se quest’andazzo vale per il 1995, viene fuori anche di più nel 2002 e nel 2012. Nel 2002 le indagini continuano e con loro gli screzi più e meno gravi tra Rust e Marty; ricominciano i tradimenti del moralista Marty, che viene (finalmente) rifiutato definitivamente da Maggie, mentre le figlie hanno smesso da tempo di dargli retta; prosegue il cammino di Rust verso nessun posto, che culmina quando proprio Maggie va da lui disperata, cercando consiglio ma anche sesso selvaggio. Che prontamente rinfaccia al marito, codardo. Nel 2012, per la prima volta, gli interrogatori ai due ex colleghi si concludono: subentra la moglie di Marty, che mente con sicurezza sul triangolo nato dieci anni prima, mentre i detective s’incontrano (si rincorrono in macchina, per la verità) per la prima volta dopo tanti anni. Il faro posteriore del pick-up di Rust è ancorain frantumi, dopo l’ultimo duello col collega, che non rinuncia a caricare il revolver e metterselo in tasca. Cliffhanger.
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