Senza che ci spieghino cosa l’uno deve all’altro, i due si rimettono al lavoro sul caso irrisolto che li ha tenuti evidentemente uniti a distanza per tutti questi anni, come una ragnatela sottilissima e longeva che si espande poco alla volta nell’angolo polveroso di una stanza buia. Per la prima volta scopriamo che il probabile killer ha una faccia, una casa, una donna – e non si capisce chi delle due è più sporca, come la nemesi di un’oasi in una palude. Marty e Rust ci ritornano , come ai vecchi tempi, non più da poliziotti ma con l’insolita intesa che li ha sempre contraddistinti, che nel momento del bisogno riusciva a sovrastare i contrasti anche profondi che li dividevano. Il loro aspetto è cambiato: baffi e coda, capelli che non ci sono più e girovita un po’ più largo, tutto stemperato da quella che assomiglia a una divisa d’ordinanza. Se avete visto la puntata, è inutile ripetere cosa è successo. Se non l’avete fatto, è il caso di rendersi conto di persona di quello che è successo. Accenniamo solo che Rust piange per la prima volta: sapevamo che era umano anche lui ma non ci aspettavamo una dichiarazione così esplicita. Il suo compito non è concluso ma ora sembra avere di nuovo un compagno nella sua solitudine.
La cosa più interessante in True Detective è l’evoluzione del rapporto tra i due protagonisti, che partono come colleghi diffidenti e finiscono per sembrare vecchi amici legati dalla cattiva sorte. Come già detto in precedenza, tutto il resto – le indagini, il contesto, comunque organizzati in modo molto credibile e un po’ grottesco, per caratterizzare il tono di tutta l’opera – potrebbero essere certamente scambiati con qualcos’altro. Tutto quello che succede, accade per metterli alla prova e testare la loro resistenza al corso degli eventi, cosa perdono e cosa guadagnano dal cambiamento, e come cambia la loro percezione del mondo. Hanno delle colpe, sono fallibili, anche stronzi e pieni di contraddizioni. Sono come noi.
Archiviato in:Noir, Serial (killer) Tagged: matthew mcconaughey, true-detective-7-8, woody harrelson