D ark e contorta come Twin Peaks, complessa come The Leftovers, recitata come Breaking Bad e destinata a riscrivere la storia della serie TV poliziesco/investigative raggiungendo livelli che prodotti come CSI e, purtroppo si, anche Dexter, non sono stati capaci di raggiungere. E questo lo dico con assoluta sincerità e correttezza avendo amato le avventure del serial killer più politically correct del piccolo schermo (Dexter Morgan).
La serie si intitola True Detective ed è prodotta e recitata da due mostri sacri della recitazione come Matthew McConaughey e Woody Harrelson, i quali danno vita ad uno show che è, in una parola, spettacolare.
In USA e Italia è andata in onda la prima stagione dal 3 al 24 ottobre 2014 su Sky Atlantic.
Rust Cohle e Marty Hart sono due detective della Louisiana incaricati di dare la caccia a un assassino dalle spiccate tendenze satanistiche; tra depistaggi, insabbiamenti e due caratteri molto spigolosi, i due protagonisti daranno il via ad una caccia all'uomo che durerà ben 17 anni.
Rust (Matthew McConaughey) è un personaggio molto complicato da capire, oscilla tra il sembrare un genio incompreso oppure un sociopatico dissociato. Le sue teorie sulla vita, l'universo e tutto sono impregnate di un crudo nichilismo che lui chiama realismo e sono maturate in seguito a dei fatti parecchio brutti che gli sono capitati e che non sto qui a spoilerarvi. A dispetto di questo, Rust è un genio della deduzione ed ha un talento particolare per gli interrogatori, durante i quali riesce sempre ad ottenere una confessione. Purtroppo per lui il suo carattere non prevede la collaborazione e la condivisione e questo gli causerà non pochi problemi; inoltre, come spiega il suo collega, Rust è una persona di poche parole ma quando apre la bocca vorresti che non lo avesse mai fatto.
Marty (Woody Harrelson) è un detective smaliziato ma ancora fondamentalmente fiducioso nel futuro; capisce che il suo lavoro è fondamentale per permettere agli altri di dormire sonni tranquilli, specialmente alla sua famiglia, quindi inghiotte tutto il fango che c'è da inghiottire cercando di mantenere la sanità mentale che invece il suo collega sembra aver perso. Nel doppio ruolo di investigatore e padre Marty rappresenta la parte mancante di Rust, quella più umana e meno preoccupata riguardo al senso della vita o allo smascherare i comportamenti meno razionali della natura dell'uomo. Marty sarà l'unico amico di Rust, l'unico a riuscire a capirne alcuni comportamenti.
Dunque c'è un assassino e un omicidio terrificante che è avvenuto in un modo che fa pensare ad una setta satanica. C'è la solita provincia americana che trabocca di pazzi visionari, personaggi che stanno sul confine tra la demenza e la pericolosità, predicatori invasati e poliziotti imbecilli. Il terreno di caccia perfetto per un mostro assassino e il posto ideale dove perdersi tra la folla. Se Rust e Marty devono cercare il famoso ago nel pagliaio sembra proprio che lo debbano fare bendati, con un braccio legato dietro la schiena e saltellando su una gamba. Insomma, scommetto che se Rust avrebbe potuto scegliere, avrebbe di certo preferito fiondarsi dentro un buco nero alla velocità della luce per trovare un pianeta dove far trasferire l'umanità piuttosto che dare la caccia a questo mostro in queste condizioni. Scusate ma il rimando a Interstellar era d'obbligo.
La storia di per se non è proprio originalissima, anzi ricorda tantissimo Twin Peaks per l'intreccio ingarbugliato degli eventi e Il Silenzio Degli Innocenti per il clima esoterico/horror che si crea man mano che il caso viene risolto; però è proprio l'aver riportato ed intrecciato queste tematiche a rappresentare il punto di forza di True Detective. L'indagine, l'analisi delle prove, la successione degli eventi e gli indizi per decidere in che direzione indagare sono tutti realistici e non c'è mai il sospetto che il tutto possa finire per diventare un polpettone colmo di spiegoni per segaioli del drama come è CSI in tutte le sue forme, e non è ripetitivo nelle situazioni come finisce per essere Dexter.
Rust e Marty sono spesso geniali nelle deduzioni ma non hai mai la sensazione di sentirti un fesso perchè non ci sei arrivato da solo: questo poichè anche i nostri protagonisti fino a quel momento non ci avevano pensato. Inoltre non ho mai avuto la tentazione di azzardare a scoprire da solo l'assassino nonostante quesi furbi degli sceneggiatori abbiano fatto di tutto per convincermi a sputare una conclusione affrettata. E, meraviglia delle meraviglie, manca del tutto il colpo di scena finale che ormai è stato tanto usato che ce lo aspettiamo praticamente ovunque.
Ho già detto dei rimandi a Twin Peaks e a Il Silenzio Degli Innocenti per quanto riguarda le atmosfere e l'intreccio della trama ma in True Detective ci sono anche riferimenti ancora più particolareggiati. Rust rappresenta, secondo me, l'uomo che è arrivato alla conclusione che tutte le conoscenze, ogni piccolo tassello del sapere, tutte le spiegazioni dei fenomeni naturali non bastano a spiegare cosa accade all'interno del cervello di un uomo. E questa conclusione gli causa l'atteggiamento nichilistico che assume per tutta la serie. Ad un certo punto cita la Teoria M, un chiaro riferimento alla teoria del tutto, secondo la quale l'intero universo può essere spiegato partendo dalle interazioni fondamentali. Questo passaggio è sottile perchè è come se per un attimo Rust aprisse quella cassaforte che è il suo cervello e ci mostrasse gli ingranaggi che ne regolano il funzionamento: ma è solo per un attimo e ce lo dobbiamo far bastare.
[Un altro punto a favore di True Detective è la colonna sonora curata dal produttore e musicista T Bone Burnett. Partiamo dalla sigla che è un fantastico brano degli Handsome Family intitolato Far From Any Road, il quale ha un testo che è tutto un programma:
Ma nella OST figurano anche altri nomi importanti come John Lee Hooker, Bob Dylan, Bo Diddley e Steve Earle. Indiewire ha creato una playlist dedicata ai brani di True Detective su Spotify: prestateci orecchio e non ve ne pentirete.
E se ancora tutto questo non vi ha convinto a correre a guardare True Detective vi dico solo un nome: Alexandra Daddario. Devo dire sinceramente che non so assolutamente chi sia, non l'avevo mai vista ma dopo una certe scena sarà difficile dimenticarsene. Per cui, se volete sapere e vedere come finisce la scena che comincia con il fotogramma qua sotto non dovete fare altro che andarvi recuperare True Detective.
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