Una storia, quella di True Detective, che viaggia avanti e indietro per quasi un ventennio. Dal 1995, quando Rust Chole e Marty Hart vengono incaricati di seguire uno strano caso di omicidio, fino ai giorni nostri quando dopo averlo creduto risulto e averlo abbandonato, i due riprendono in mano il caso dopo nuovi omicidi e mettono la parola fine alla storia. Pizzolato gioca sull’incertezza e la voglia del pubblico di risolvere un mistero, ed è così che quando i due nuovi detective che seguono le tracce del nuovo caso cercano di capire se a commetterli sia stato Cohle, il pubblico per un momento gli va dietro e inizia a farsi delle domande. E’ possibile che da quando Rust è uscito dalla polizia si sia infiltrato in un gruppo satanista per cercare la verità e poi sia diventato uno di loro? Sarà stato veramente lui a uccidere emulando le gesta di un uomo che insieme a Marty aveva fermato anni prima? Lo sceneggiatore, però, predilige la linearità e dona alla serie un finale piuttosto prevedibile, ma che non delude comunque. Come tocco finale alla storia, viene inserito un dialogo aulico fra i due personaggi, che sotto un cielo stellato e citato passi della Genesi, parlano della lotta tra le tenebre e la luce. Come Chole, che dopo aver attraversato per anni un lungo calvario autodistruttivo ora rivede di nuovo la luce delle stelle.
Una serie che non ha deluso le aspettative, ma che anzi le ha confermate praticamente tutte. La serie, come è ovvio, è stata già rinnovata per una seconda stagione, che vedrà la presenza di un altro caso e di investigatori diversi. Come AHS, infatti, anche True Detective è una serie che inizia e finisce a ogni stagione, raccontando sempre una storia diversa. Aspettiamo quindi con trepidazione il 2015 per vedere una nuova storia della serie.