Il meccanismo della truffa scoperta dalla Guardia di Finanza era semplice: gli utenti, attratti dalle risposte semplici alle domande dei quiz, venivano lasciati in attesa per molti minuti dopodiché la linea cadeva. Le reti private che hanno trasmesso gli spot pubblicitari con i quiz, solitamente in fascia notturna, sono risultate estranee ai fatti. L’inchiesta, coordinata dal pm Alberto Benso, è partita da accertamenti su società operanti in settori diversi da quello televisivo, che venivano svuotate appositamente per trasferire all’estero, in particolare in Svizzera e a San Marino, i proventi delle attività illecite derivanti dai quiz.
La ricostruzione dei flussi finanziari internazionali ha permesso di dimostrare che le società straniere erano, a tutti gli effetti, prive di qualsiasi struttura, e servivano solo a coprire le attività della società madre italiana. Parte dei proventi ottenuti attraverso le truffe veniva investito dagli indagati per l’acquisto di società operanti nei settori della ristorazione e dello stampaggio di lamiere, che poi venivano progressivamente svuotate e pilotate verso il fallimento. Uno degli arrestati, infine, è indagato anche per usura ed estorsione per aver prestato a conoscenti somme di denaro con tassi d’interesse pari al 70% annui.