Truffe assicurative fanno il pieno a Jesi: 900 denunce, 136 falsi incidenti. Bloccati rimborsi per 900.000 mila euro

Creato il 28 febbraio 2012 da Nottecriminale9 @NotteCriminale

Quasi tutti jesini, e tutti componenti della “cricca” che in Vallesina ha truffato compagnie assicuratrici di tutta Italia, per una somma di 850 mila euro già liquidati (ed altri 900 mila congelati) simulando incidenti stradali “fantasma” o avvenuti con dinamiche diverse.
Sette medici, sette avvocati, quattro carrozzieri, due medici legali assicurativi, due periti assicurativi, un investigatore assicurativo, un operaio, un rappresentante di commercio e quattro impiegati di banca, tra cui un direttore di filiale. Ideatore e organizzatore del sodalizio criminale un avvocato di Taranto, Nicola Gemma, 40 anni, con studio anche a Jesi.
In passato era stato arrestato per truffe analoghe e per aver “taroccato” ricettari medici. Tornato in libertà, è stato radiato dall'ordine. Le truffe scoperte dai carabinieri di Jesi e Santa Maria Nuova sono 136: a partire da 59 sinistri stradali le posizioni dei protagonisti degli incidenti truccati erano state moltiplicate fino a quattro volte.
In alcuni casi la stessa persona risultava coinvolta in più sinistri, anche nello stesso giorno, per attingere in contemporanea ai rimborsi di più compagnie assicurative. Dopo tre anni di indagini, coordinate dal pm di Ancona Marco Puccilli, l'operazione «Lepro» può dirsi conclusa: 946 le persone denunciate, di cui 71 con l'accusa di associazione per delinquere finalizzata alla truffa.
In dialetto tarantino, “Lepro” è il soprannome di Gemma: una persona scaltra e capace di dileguarsi senza essere mai catturato, come una lepre. Oltre alla rete di professionisti compiacenti di cui Gemma si era circondato, ruoli chiave li avevano anche altre 51 persone, coinvolte nell'arco di tre anni in numerosi incidenti stradali, da tre a 30 ciascuno. 865 invece i “comprimari” di sinistri mai accaduti.
Tra questi ultimi, alcuni disoccupati o persone in difficoltà economiche, avevano firmato in bianco moduli Cid, che l'avvocato Gemma provvedeva poi a compilare con i falsi dati, per un compenso modesto: 200-250 euro a modulo. L'indagine è partita nel 2009, dopo due querele sporte ai Cc di Santa Maria Nuova da due persone che si erano viste segnalare dalle loro assicurazioni incidenti che non avevano avuto. Nello studio dell'avvocato pugliese furono sequestrati centinaia di documenti di incidenti del periodo 2007-2009, e Gemma finì agli arresti domiciliari per il pericolo di inquinamento delle prove.
L'avvocato reclutava personalmente le persone da coinvolgere negli incidenti (parti lese, responsabili e testimoni), in alcuni casi anche a loro insaputa, e metteva a punto la documentazione contraffatta da presentare alle compagine. Sette avvocati compiacenti assumevano la difesa delle controparti. Un operaio di una ditta di Ancona e un rappresentante di commercio di Osimo scritturavano i falsi testimoni. Sette medici (due pugliesi, due umbri e tre jesini) nei loro studi privati falsificavano o gonfiavano i certificati medici.
Quattro carrozzieri contribuivano a far lievitare i preventivi. Falsificavano le relazioni inviate alle assicurazioni un investigatore assicurativo della zona di Pesaro, due periti assicurativi e due medici legali fiduciari assicurativi. A chiudere il cerchio, quattro impiegati bancari di Jesi che cambiavano gli assegni non trasferibili rilasciati dalle assicurazioni ai presunti danneggiati. Gemma ha anche esportato il 'format' della truffa, e un'altra indagine è in corso in un'altra regione.

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