Da quando sono nati i cellulari, le schede sim, e gli SMS, è nato un circolo di truffe e numeri ingannevoli che potrebbero prosciugare completamente le vostre schede o, peggio, i vostri conti correnti. Una situazione che, con gli anni e l’evoluzione tecnologica, non fa che peggiorare: basta considerare quante persone non usino più normali schede telefoniche, ma gestiscano il proprio traffico direttamente dai conti correnti.
Secondo quanto riporta il Corriere della sera in una sua inchiesta, solo il mese scorso si è concluso il processo di primo grado, a Salerno, per alcune società accusate di aver perpetrato truffe telefoniche per un ricavo di milioni e milioni di euro. Il modus operandi era dei più classici: arrivava un SMS al cliente di qualunque operatore telefonico con la richiesta di richiamare un numero particolare. Dopo aver richiamato, dopo i primi 5 secondi di telefonata veniva addebitato un costo di 15 euro sulla scheda o sul conto. Un sistema che in pochissimi mesi ha fruttato 350 mila euro.
Eppure gli operatori telefonici dovrebbero essere in grado di bloccare questo genere di illeciti o, almeno, di controllarli. Per quanto tutti si discolpino con: “Non siamo a conoscenza delle attività svolte da queste società sui nostri canali”. Severino Astore, delegato della Gestel ai rapporti con Telecom, mette in luce un’altra visione: “Non solo Telecom sapeva ciò che facevamo e come lo facevamo ma quando c’era l’eventualità che una numerazione venisse bloccata, perché magari qualche utente aveva denunciato la frode, la stessa compagnia telefonica ci invitava a passare su altre numerazioni per evitare che le bloccassero i soldi”.
Ormai, molti sanno che di alcuni numeri, specialmente quelli che iniziano in “899”, non bisogna fidarsi. E’ per questo che, nell’era degli smartphone, le truffe si stanno incentrando sempre con più violenza nel settore delle app da scaricare su internet o su alcuni siti. Si tratta, nella maggior parte dei casi, della truffa chiamata “click jacking”: compare una schermata che copre la pagina cercata o che invade l’app, come solitamente accede per le pubblicità, ma se si clicca in alto a destra, come solitamente si fa per chiudere la pagina, ci si abbona automaticamente all’offerta illecita. Per quanto si consideri l’ipotesi di prevenire queste truffe con l’aggiunta di un secondo “click”, al momento l’unico rimedio è il recesso immediato all’abbonamento estorto che, però, non risarcisce di quanto forzatamente versato all’inizio.