Tsipras va Cernobbio

Creato il 07 settembre 2014 da Albertocapece

Sara lecita una domanda: ma che ci faceva Tsipras all’incontro di Cernobbio, tana del capitalismo italiano? Passi per Casaleggio che dopotutto è un imprenditore e per il secondo anno consecutivo, sfoggiando una costosa mise da guru ha spiegato ancora una volta il miracolo della rete e le straordinarie possibilità di investimento che essa apre dal punto di vista del capitale, vista la quantità enorme di gente coinvolta, ma il piccolissimo numero di dipendenti necessari. Ma Tispras? Lui dice per entrare nel ventre della bestia capitalista e per dire ” la verità a queste persone che hanno avuto l’opportunità di essere leader dell’Europa, ma non hanno fatto cose buone”. Anzi si compiace dell’invito che dimostra come al forum Ambrosetti vogliano sentire una voce diversa con la possibilità di capire che l’Europa non sta andando nel verso giusto.

Forse qualcuno dovrebbe spiegare a Tsipras che la platea di Cernobbio la verità la conosce benissimo, avendola creata e che questi incontri servono non tanto ad ascoltare i relatori, quanto a creare contatti e legami personali, fare affari e invischiare nel miele delle lusinghe i possibili avversari. Cosa se ne fa il Gotha di Tsipras, messo tra l’altro in un panel con Mario Monti? E cosa se ne fa Tsipras del Gotha? Probabilmente è lì non tanto come rappresentante della sinistra, ma come possibile, futuro leader greco dimostrando quella sorta di mite “ragionevolezza” dialettica che da parecchi anni è la maledizione della sinistra. Infatti non si capirebbe quale senso possa avere andare nel ventre del liberismo nel momento in cui -come sostiene – il liberismo è fallito.

Ma, dice Tsipras,  la sinistra non è scomparsa, è nella società. E per dimostrarlo fa l’esempio italiano: ”Penso che la base del Pd, che è più a sinistra di Renzi, lo spingerà in una direzione più radicale e più di sinistra. Questa e’ una necessità, non per la sinistra italiana, ma per l’Italia e per l’Europa in generale”. Vengono i brividi a sentire parlare di direzione “più radicale”, quando senza opposizione alcuna abbiamo un job act criticato persino dall’Ocse per la sua estensione totale della precarietà, i dipendenti pubblici che vengono umiliati prima con le bugie e poi con i fatti, la scuola che viene data in pasto a meccanismi e logiche privatistiche, adagiate su un cuscino fraudolento di retorica e promesse, i beni pubblici che, assieme a quelli culturali  sono svenduti e dati in pasto proprio ai signori di Cernobbio. E tu parli di direzioni più radicali quando al massimo si tratta di strappare qualche pezza a colore?

La questione psichiatrica della sinistra che tende a dividersi all’infinito come i semi di Anassagora sta forse non tanto in una inarrestabile forza centrifuga e nell’istinto di nicchia, quanto nel fatto che il coagulante delle idee sembra divenire sempre più inefficace e più pallido: appunto brandelli di copertura su una visione del mondo e della società considerata non più contendibile. Ci si può davvero stupire che il tentativo di compattarsi attorno a Tsipras sia fallito?


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