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Tu chatti? Io ti metto le corna. I tradimenti nell’era del 2.0

Creato il 15 novembre 2013 da Ladyblitz @Lady_blitz
Tu chatti? Io ti metto le corna. I tradimenti nell’era del 2.0

ROMA -  Le corna arrivano chattando? Non importa che sia Facebook, Twitter o Whatsapp: una nuova scusa sta prendendo sempre più piede in merito ai tradimenti nell’era del 2.0: “Ti ho tradito perché hai sempre il telefono in mano”.  Una evoluzione telematica, insomma, del gettonatissimo “Ti ho tradito perché tu non ci sei mai”.

Ad esserne convinta è Annalena Benini che suIl Foglioscrive:

“La novità, adesso, è la gelosia verso i telefoni, i tablet, qualunque aggeggio elettronico che ottenga più dimostrazioni d’amore e carezze in un giorno di noi in un anno. Ti ho tradito perché hai sempre il telefono in mano. Sono fuggito con la maestra di tennis perché tu mandi sms anche mentre facciamo l’amore, per avvisare le tue amiche (o forse era un tweet?). Ho ceduto alle avance del vicino di casa, quello basso e pelato, perché tu a tavola guardi solo il piatto e l’iPad”.

La gelosia, ora, è diventata virtuale. Intendiamoci, sono i rapporti virtuali a scatenare la gelosia perché di fronte ad un compagno in carne ed ossa, uomo o donna che sia, la gelosia è più reale che mai.

Tra le coppie è nata una certa ossessione da smartphone. Si legge su Il Foglio:

“Sei a casa mai stai scrivendo a chissà chi, sei sul divano con me ma stai controllando un litigio su Twitter che ti appassiona più delle mie autoreggenti, sei in bagno chiuso a chiave con il tuo iPhone, sei in casa ma vaghi per le stanze, nervosissima, in cerca di un caricabatterie e mi accusi di avertelo rubato. E quando ci rivolgiamo la parola, dopo appena due parole sul cambio improvviso di stagione, ecco il gong del tuo telefono, e dove l’hai messo, non puoi resistere senza scoprire subito chi ti ha scritto, perdi il filo della conversazione, con un occhio guardi me e tieni l’altro incollato allo schermo, sembri un quadro di Picasso, mi fai paura, non ti riconosco più”.

Questi nuovi rapporti virtuali stanno dunque deteriorando la vita reale, quella in casa, che passi in pantofole sul divano. Certo, le chat offrono anche ottimi nuovi spunti per troncare una relazione o, ancora “meglio”, per giustificare tradimenti e litigi:

“Non sono stata io a tradirti per prima, tu mi tradivi già da mesi con il tuo iPhone, non ti accorgevi di me. Erano più belli i tempi in cui si litigava perché lui teneva la radiolina incollata all’orecchio per tutta la domenica?”

Poi, il pensiero al passato sorge spontaneo:

“Era più romantico quando, come in un racconto di Dorothy Parker, lei sistemava i narcisi sfioriti in attesa del ritorno a casa del marito, preparava mentalmente cose interessanti da raccontargli (un litigio dal droghiere) e, finalmente uno davanti all’altra, nella quiete domestica, si dicevano solo: non c’è niente di meglio di una zuppa di pomodoro, in una serata fredda? Certo è strano dare l’ultima carezza della buonanotte a un telefono (per metterlo in carica sul comodino, togliere la suoneria, oppure soltanto abbassarla) invece che all’essere umano che ci dorme accanto”

 


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