la randagia indolenza del figlio
che s’abbeverava alla battigia della spuma
salina del mare. L’occhio di madre,
quasi non nata di madre, nella duplice
ferita aperta, d’orfana e di madre,
illuminava a giorno l’oscuro sangue
che scorreva, serbato dalla maschera
spontanea del sorriso senza remore
del bimbo, arso dall’astro e dall’estro
scapestrato. Lui non sentiva ancora d’essere
alieno, madre, né tantomeno ambiva
alla deriva del naufrago: solo attendeva
l’abile ago per tessere arabeschi in fili
d’erba. Tu t’illudesti ai resoconti
lusinghieri del maestro Antonino, anch’egli
a buon diritto nomato Pio, come l’imperatore!
Ergesti fiere mura alla spartanità
del padre, vedendo l’ambiguità dell’estro
incanalata in giusto corso. Ma quando lui
si ridestò ribelle, lieto del fango
del campo improvvisato di Mannelli, le mura
le opponesti alla spavalda sua sete di pienezza.
T’inorgoglisti, vero, del premio vinto
nella città d’appartenenza, delle letture
furtive dei suoi versi, della vetrina
quale paroliere nel talent-show di Baudo.
Ma mai condividesti apertamente, sempre
per vie traverse riconoscesti il pudico vanto,
temendo che l’appagante incerto lo distogliesse
dal supplizio dell’alienante certo. E ti corrose
il male repentino: per lui fu spartiacque tra l’esserci
polemico e l’annichilimento del non appartenere
al mondo. Fu anestetico l’ultimo distacco, appena
prima del repentino male. La morte tua lo colse
come in sogno: da allora, il figlio
porta nel suo ventre
un cupo dolore a cui non sa dar nome.
TU LA INTUISTI, MADRE #poesia #memoria #appartenenza
Creato il 29 gennaio 2014 da Albertomax @albertomassazzaPossono interessarti anche questi articoli :
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