Ieri sera ho scritto due righe, lo ammetto balzane e incomprensibili anche a me.
Ma si sa, la notte alle volte porta consiglio, altre scompiglio.
Il senso vero, ciò che volevo dire, e non dite che siete stati voi a non capire, ma lo ammetto, io a non spiegare, è che io parlo con i poeti e le loro poesie.
Mi accade, spesso la notte, ma anche durante il giorno, quando il sole ai più illumina la mente mentre a me confonde.
Parlo con i poeti, non dico poeti amici, non dico che parlo a voce, in mail, al telefono; io parlo con l’essenza distillata dalle loro poesie.
Discuto, concordo, dissento, mi altero, mi innamoro, piango, declino, sospingo, condivido, amo. È un dialogo sordo, lo so, ma mai mi sognerei una risposta giacchè mentre parlo, parlo tra me e dispongo i miei pensieri e i miei ricordi secondo la strada tracciata dal poeta nella sua poesia. Lui mi prende per mano, magari mi spinge, lo sento alle spalle, corre via veloce, è un bel rincorrersi, ve lo lascio immaginare.
Succede mai a voi di parlare con i poeti? Attraverso le loro parole, intendo, attraverso l’inchiostro, i punti, le rime.
Succede mai a voi di sentirvi compresi dentro ad una poesia, come se il poeta fosse vostro fratello, la madre, l’amante; succede mai di leggere la vostra vita nelle parole del poeta, quasi fosse biografo di voi e voi soltanto così da spingervi a dire: “Sta scrivendo di me”, con quel sospiro dolce nel cuore?
Suvvia non fatemi restare nel limbo di coloro che in mano un libro, perdono la testa e partono per un mondo a sé, un mondo di viaggio e incanto, in contemplazione.
Chiara