Il 27 gennaio 1945, le truppe sovietiche entrano nel campo di concentramento di Auschwitz liberandolo “ufficialmente”. Questa data è stata scelta dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2005 come simbolo e memento di uno dei genocidi che ha segnato il “secolo breve” e che è diventato il più famigerato e ricordato (non altrettanto si potrebbe dire per il genocidio armeno: il silenzio su quest’altra triste vicenda ispirò e incoraggiò Hitler a tradurre in fatti le parole).
La ricorrenza è molto sentita anche in Italia, dove veniva celebrata prima delle disposizioni dell’ONU. Come molti altri oggi, quindi, e come ogni anno, siamo qui a darvi qualche spunto di lettura a tema. Per informarsi, per riflettere: anche per ri-pensare questa pagina attraverso punti di vista originali e diversi.
“Domani è perfetto” è un romanzo di Francesco Salvo, che l’autore ha scelto di pubblicare con Lulu. Un esordio che abbiamo valutato molto positivamente e che racconta la deportazione di una donna Testimone di Geova.
A volte consideriamo con fastidio gli appartenenti a questa confessione che ha diversi punti critici e criticabili. Pochi sanno che i Testimoni di Geova furono oggetto di persecuzione da parte dei nazisti. E che nei campi di sterminio fornirono prova di bontà e altruismo, senza farsi abbrutire ma piuttosto morendo per gli altri.
Ce lo testimonia, tra gli altri, Viktor Frankl, altro sopravvissuto alla Shoah, che ne parla in “Lo psicologo nei lager” (libro che non consiglierò mai abbastanza. Leggetelo!)
Il romanzo si apre a Berlino, nell’estate del 1936, nel pieno delle persecuzioni naziste; Ilse, ancora diciottenne, dopo aver collaborato alla diffusione di materiale religioso considerato sovversivo dal regime, assiste all’arresto dei propri genitori e viene infine portata via dalla Gestapo assieme al fratello Werner. Qui, le sorti della giovane si separano da quelle dei familiari: la ritroviamo molto tempo dopo nel campo di concentramento, dove l’incrollabile fede le consente di sopportare gli orrori e le privazioni.
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Abbiamo anche diversi testi italiani, testimonianze dirette di internati.
Il primo che segnalo è “Diario clandestino” di Giovannino Guareschi (celebre per la saga di Don Camillo e Peppone) che fu fatto prigioniero e deportato nel campo di concentramento di Sandbostel. Il testo fu scritto nel corso della prigionia, che Guareschi affrontò coraggiosamente servendosi anche del potere salvifico della letteratura e della narrazione: ne leggeva stralci ai compagni, li componeva nonostante le avversità, componeva canzoni di incitamento al lavoro e scriveva didascalie per le caricature disegnate da un compagno artista.
Non abbiamo vissuto come bruti. Non ci siamo rinchiusi nel nostro egoismo. La fame, la sporcizia, il freddo, le malattie, la disperata nostalgia delle nostre mamme e dei nostri figli, il cupo dolore per l’infelicità della nostra terra non ci hanno sconfitti. Non abbiamo dimenticato mai di essere uomini civili, uomini con un passato e un avvenire. Io mi sento un vincitore perché da questo inferno sono uscito senza odiare nessuno.
“Tu passerai per il camino” è la testimonianza di Vincenzo Pappalettera, catturato e deportato in quanto partigiano. E dalle righe del suo memoriale emerge proprio la sua combattività, la volontà di non farsi piegare e di organizzarsi, insieme a molti altri. Ci racconta dei comitati clandestini, delle strategie, delle scappatoie, e anche dello stupore del combattente quando vede accanto a sé chi non vorrebbe.
Tutti noi siamo venuti in contatto con diverse testimonianze dei lager, sia su carta che su pellicola. Questo memoriale mi ha colpita molto e lo consiglio perché è una testimonianza uguale, ma allo stesso tempo molto diversa dalle altre che ho letto: è uguale perché lo sono le vicende affrontate; è diversa perché diverso è il modo di viverle e di raccontarle.
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E quella sul suo memoriale è la nuova recensione di oggi, che Studio83 propone per il Giorno della Memoria e per celebrare ancora una volta insieme a voi il valore della solidarietà, della fratellanza, oltre e nonostante tutto. Ricordiamocelo!
“Restiamo umani”: un motto di Vittorio Arrigoni, giornalista e attivista ucciso a Gaza da jihaidisti. Immagine da antiwars.com (clicca per aprire la pagina)
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