Il giudizio tecnico sulle gare è molto positivo: “Questa era la terza prova di selezione per gli Europei di giugno a Rostock e per i Mondiali di luglio a Barcellona, quindi molto importante. Sono contento perché ho visto tutti i ragazzi esprimersi al massimo e dar vita a gare spettacolari, sia dal trampolino che dalla piattaforma, a livello maschile e femminile”. Regina del week end Maria Marconi, vincitrice delle due gare dal trampolino e del sincro. Non al meglio Francesca Dallapè; Klaus spiega i motivi: “Questo è un anno post-olimpico, molti atleti impegnati ai Giochi hanno cercato un po’ di respiro iniziando la preparazione più tardi del solito. Sono contento per la vittoria della nostra miglior piattaformista Noemi Batki, che a Londra ha mancato la medaglia per 9 punti. Peccato per l’assenza di Tania Cagnotto”. Organizzazione perfetta, forte dell’esperienza degli anni passati in cui il capoluogo piemontese ha ospitato quattro edizioni degli Assoluti, due Europei e il 4 Nazioni dello scorso dicembre: “Torino è una sede ormai collaudata; anche in questa occasione tutto ha funzionato in maniera impeccabile. Mi piace sottolineare il grande calore del pubblico”.
Rivolgendo uno sguardo al passato, il campione di Solbad Hall analizza la metamorfosi del suo sport negli ultimi quarant’anni: “Sembrano pochi ma in una disciplina come la nostra sono tantissimi. Gli atleti di oggi sono più agili e potenti; è cambiata la metodologia di allenamento, si riescono a eseguire tuffi molto più complicati che in passato. La tecnica si è raffinata, nonostante le basi siano rimaste quelle di una volta. Anche i materiali sono migliorati, il trampolino di oggi permette alle donne di fare i tuffi che una volta facevano gli uomini”.
E se questa disciplina è poco praticata nel nostro paese, la colpa è soprattutto delle strutture: “Questo sport è abbastanza diffuso solo in Cina, Stati Uniti e Russia. Purtroppo in Italia una piscina coperta con i 10 metri per allenarsi durante l’inverno si trova solo a Torino, Trieste, Bolzano e Roma”. Un peccato, perché i tuffi attirano un gran numero di giovani: “Quando organizziamo i corsi estivi accorrono moltissimi ragazzi e terminiamo in poco tempo i posti disponibili. Un trampolino aperto in una piscina è sempre affollato; trovarsi in aria a fare capovolte dà un’ebbrezza particolare ed è molto divertente”.
A 65 anni compiuti, Klaus Dibiasi ha ancora una gran voglia di occuparsi di tuffi: “L’obiettivo è far crescere questo sport, diffonderlo in più città e migliorarne la qualità, per creare un’ampia rosa di atleti da cui attingere campioni per le gare importanti. Sono stato atleta, poi allenatore, poi direttore tecnico; ora sono consigliere federale, per coordinare il settore nazionale. È una professione che si impara da giovani e si mantiene per la vita”. A patto di metterci passione, la vera arma in più di questo campione straordinario.
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