Tunnel - Eroina.

Creato il 17 febbraio 2012 da Nazionalpopolare70 @nazionalpop70
In tema di drug-movie italiani non si può certamente far finta di niente di fronte a questo film di Massimo Pirri (anno 1980), piccola misconosciuta chicca che si avvale di un cast da non sottovalutare (Helmut Berger, Corinne Clery e Franco Citti).
Si tratta di una sorta di anticipazione del più celebre Amore Tossico con la differenza che qui l'esito neorealistico è tutt'altro che scontato, sia per la struttura narrativa che per l'uso di attori professionisti.
Ci troviamo di fronte ad un film che repelle ma incuriosisce, essendo comunque in grado di scandagliare bene un certo "humus" sociale diffuso nei primi anni 80. I protagonisti non sono certo i ragazzi del film di Caligari ma maturi ultratrentenni alle prese con la tossicodipendenza da eroina. Vengono quindi rappresentati dei consumatori di vecchio conio, con una vita alle spalle, senza quella latente ingenuità che caratterizzava Cesare & co. appunto nel più conosciuto Amore Tossico.
Il protagonista Marco (Berger), ad esempio, è reduce da un matrimonio fallito e proviene comunque da una famiglia benestante che cerca in tutti i modi di recuperarlo: il suo livello sociale è dunque più elevato rispetto ai giovani proletari di Amore Tossico e le possibilità di reinserimento sociale più concrete sia per il possesso di un titolo di studio che gli consentirebbe di tornare ad insegnare sia appunto per la possibilità di avvalersi di legami familiari che nel film di Caligari sono completamente recisi.
Ma Marco non sembra intenzionato a redimersi e la cosa appare evidentissima già dal breve prologo (condito da una "pera") che dà inizio al film: si evince la sua visione sociologica e la repulsione per qualsiasi tipo di giudizio che lo riguardi.
La compagna di droga è la già citata Corinne Clery (Pina), qui in gran forma. Una scelta indubbiamente azzeccata perché l'attrice francese sembra entrare bene nella parte. La Clery ha una ruolo fattivo nel film: coltiva ambigui legami con la polizia, qualche volta si prostituisce (come lo stesso Berger) per ottenere i soldi delle dosi o per poter accedere all'eroina posseduta da qualche suo spasimante, intrattiene rapporti con ragazzini contribuendo a traviarli. E' un po' l'esca che Marco/Berger utilizza per tirare avanti.
Il terzo personaggio è quello interpretato da un cattivissimo Franco Citti (tagliatissimo per ruoli di questo tipo) spacciatore locale che con la sua gang tiranneggia senza alcuno scrupolo il trio di sbandati (c'è anche Marzio C.  Honorato) vivente in una sorta di "comune" alle porte di Roma.
Marco è un personaggio squallido, non suscita alcuna pietà nello spettatore. E' un cinico, un pervertito, una personalità senza alcuno scrupolo che usa il prossimo esclusivamente per i propri scopi. Usa la moglie in senso economico, usa la propria compagna di droga, usa persino se stesso quando arriva a fare il gigolò per uomini. Una scintilla di umanità la si riconosce solo verso la fine del film di fronte ad una tragica morte e alla indecisione se smettere o meno.
La Clery, trasgressiva, ci regala una "puntura" shock che ovviamente non si può qui rivelare, pena la possibilità di rovinare la visione a chi non conoscendo il film volesse rimediare.
Anche in TUNNEL la storia si sviluppa a "mosaico" come per Amore Tossico ma il percorso è più coerente e razionale ed anche la conclusione, appena accennata, lascia intuire l'esito comunque drammatico di una vicenda esistenziale.
Molto azzeccata la musica tratta dal primissimo omonimo album dei Pretenders (sempre del 1980) che condisce adeguatamente il film e che si sposa perfettamente con le varie vicende narrate.
Insomma: film praticamente sconosciuto ma senz'altro consigliabile per gli appassionati del cinema di genere italiano e del sottogenere drug.


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