Ed eccoci alla seconda parte dell’intervista. [La prima la trovate qui.]
Il vostro approccio nei confronti del fumetto e in generale della pop culture è molto particolare. Si tratta in certi casi di vere e proprie lezioni universitarie. C’è un pubblico per questo tipo di saggistica?
La saggistica Tunué offre vari livelli di approfondimento: dal reportage culturale dai territori dell’immaginario, al trattato accademico e al saggio di divulgazione. Tutti puntano a essere i primi libri a indagare un determinato argomento sia per taglio critico sia per scelta del campo.
E poi ci sono le graphic novel. Cosa risponderesti a chi dice che ‘Tze, i fumetti sono roba da bambini.’?
C’è un gran parlare tra appassionati e critici sull’uso di questo termine anglosassone come sinonimo di fumetto. Il «graphic novel» porta con sé una precisa distinzione oltre che di formato editoriale anche di contenuti, di struttura narrativa e di approccio autoriale alla creazione. La serialità del fumetto mainstream limita notevolmente la libertà dell’autore, anche inconsciamente (e molti non se ne rendono conto neanche posti di fronte la realtà di ciò che producono).
I romanzi a fumetti, invece, nei casi più riusciti (ed è logico che non sempre riescano nel loro intento) possono avvicinarsi a quelli che Roberto Calasso, nel suo ultimo libro L’impronta dell’editore (Adelphi), chiama «libri unici», ovvero quelli che testimoniano un momento fondamentale, determinante, unico della vita dell’autore, e che si fa parola, narrazione, storia.
Poi c’è un vasto bacino di romanzi a fumetti dignitosi, in grado di non sfigurare nelle librerie di varia e di invogliare i lettori di narrativa a sperimentare un nuovo genere. Da qui anche l’uso di graphic novel come Cavallo di Troia per entrare nelle librerie e nelle grandi catene, per avvicinare i lettori forti, per trovare spazio nei quotidiani.
Ora ti metto un po’ in difficoltà e ti faccio odiare un po’ dai tuoi autori. Il tuo titolo Tunué a cui sei più affezionato e perché:
Senza fare torto a nessuno dico: Mamma, torna a casa, di Paul Hornschemeier, perché oltre a essere un capolavoro del fumetto contemporaneo è stato anche il primo titolo estero che ho selezionato durante un viaggio a New York, nella fase embrionale della casa editrice. Si porta dietro, indubbiamente, tutto il peso di un immaginario editoriale e culturale che affascinava un novellino del settore quale ero otto anni fa.
Ovviamente sentiti libero di aggiungere quello che vuoi, non rispondere alle domande, farti una domanda e darti una risposta da solo.
Mi piacerebbe aggiungere che il prossimo grande progetto, al quale stiamo lavorando già da mesi e che si concretizzerà a maggio del 2014, è il lancio di una linea di narrativa letteraria pura. Ho affidato la direzione artistica a Vanni Santoni, uno dei migliori scrittori italiani della nuova generazione. La collana si caratterizzerà per la formula «quattro quinti di realtà, uno di sconfinamento».
Stay Tunuéd!