E anzi, il sequestro di un carico russo - con componenti militari proibiti? - in volo verso Damasco all'inizio di ottobre aveva fatto temere una clamorosa rottura: anche a causa del rinvio del vertice previsto per il 15 ottobre, poi per l'appunto di nuovo messo in calendario - per le condizioni di salute di Putin sofferente alla schiena, per il mancato perfezionamento di alcune intese da siglare - il 3 dicembre; anche lo schieramento dei patriots della Nato sul confine turco-siriano ha provocato malumori a Mosca, pubblicamente dichiarati.
Invece, le due diplomazie hanno ricevuto il via libera per trovare una soluzione condivisa: fine negoziata del regime alawita ma senza smantellare le strutture portanti dello stato, così da scongiurare ogni rischio di una destabilizzante implosione; già il 15 dicembre, in occasione del summit dell'Organizzazione per la cooperazione del mar Nero a Istanbul, sono possibili nuovi passi in avanti su queste 'nuove idee' a cui ha fatto riferimento Putin. Del resto, il premier turco alla vigilia lo aveva detto esplicitamente: "La Russia possiede la chiave per risolvere la crisi".
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