Turismo con cafoneria

Creato il 02 gennaio 2013 da Patuasia

Rollandin gongola per il risultato portato a casa con il Capodanno (siamo in aperta campagna elettorale), ma non facciamoci suggestionare da quello che lui definisce un successo. Che la festa sia venuta bene è da valutare perché il concetto di cosa è bene è da chiarire. Undici milioni di italiani si sono connessi con la tivù? Quali italiani? Quelli rimasti a casa che accendono il televisore per farsi compagnia o nei dieci minuti prima del brindisi per stappare la bottiglia nel momento giusto: quasi una tradizione che avrebbe mietuto lo stesso numero in qualsiasi altra parte d’Italia. Che hanno visto? Una Valle d’Aosta cafona e culturalmente ispirata dai programmi Mediaset. Una Valle che solletica l’interesse di turisti cafoni (quanti esempi al proposito!). D’altra parte il turismo così come viene offerto da noi, vedi alla voce Monterosa ski, è altrettanto zotico. Nonostante i soldini spesi in numerosi studi di marketing, mai una scelta su che tipo di target investire o su che tipo di immagine proporre: qualsiasi cosa va bene, l’importante è che si spenda. Un concetto assai primitivo di fare turismo. Io sono culturalmente diversa da Rollandin, da Marguerettaz, dalla Carradore, da Bruno e dai loro modelli di riferimento e vorrei una Valle altrettanto diversa da quella che hanno sempre voluto, perché, nonostante il termine sia abbondantemente abusato, di eccellenza qui non c’è traccia.


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