Turismo di comunità: un fine settimana sull’Appennino Tosco-Emiliano

Creato il 06 marzo 2014 da Nonsoloturisti @viaggiatori

L’Appennino per me è sempre solo stato territorio di passaggio. L’ho attraversato da ovest a est, da est a ovest, per raggiungere le mete prefissate, ma non ho mai stanziato sulle sue montagne.

Qualche settimana fa ho vissuto il mio battesimo dell’Appennino e, a dir la verità, non solo di quello, ma di questa seconda “prima volta” vi parlerò dopo.

Per questo mio battesimo ho scelto il Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano e, nello specifico, la località di Cerreto Laghi. La prima cosa che ho scoperto di questo posto è che è molto meno distante di quanto pensassi da Torino, città in cui vivo. Dista infatti un’ora d’auto dalla Spezia così come da Reggio Emilia, entrambe città facilmente raggiungibili anche in treno.

Io ho scelto il treno fino a Reggio Emilia (due ore con l’alta velocità) e poi è venuta una navetta a prendermi che in poco più di un’ora mi ha portata a destinazione. Dal momento in cui abbiamo lasciato la pianura mi è sembrato di entrare in un territorio familiare, perché più simile alle Langhe, luogo nel quale sono nata, per via delle curve delicate del paesaggio. Salendo verso Cerreto Laghi il panorama si è fatto invece più simile a quello delle Alpi, con contorni più frastagliati e cime spigolose.

La sua posizione geografica è già di per sé una peculiarità: è situato tra la Pianura Padana e il Mar Ligure, al confine tra due regioni, l’Emilia Romagna e la Toscana, e sul confine climatico tra Europa e Mediterraneo. Una curiosità: se, come è successo a me, vi capiterà di pranzare o cenare al bar ristorante Passo del Cerreto, potrete provare l’esperienza di mangiare in Toscana e, spostandovi nella sala in cui c’è il bar, prendere il caffè in Emilia!

Cerreto Laghi offre molte soluzioni di pernottamento, dall’hotel agli alloggi. Io ho alloggiato all’Hotel Diana che si trova proprio di fronte alle piste da sci e del quale ho apprezzato accoglienza e… la colazione!

Il comprensorio sciistico di Cerreto Laghi è uno dei più vasti dell’Appennino settentrionale. Gli impianti di risalita sono quattro e con essi si arriva quasi alla vetta del Monte La Nuda a quota 1821 metri.  Si parla quindi di dieci piste battute di diverse difficoltà e un totale di sedici chilometri di discese.

Cerreto Laghi è però anche meta per gli amanti dello sci di fondo poiché offre due percorsi intorno al lago Pranda e al Maccagnina. Non è finita qui però, ed è nel parlarvi delle altre attività che è possibile praticare in questa zona che devo introdurvi dei personaggi che io, personalmente, ammiro molto per l’impegno, la tenacia e l’attaccamento che dimostrano alla propria terra: i “Briganti di Cerreto”.

Questi “briganti” altro non sono che sedici residenti di Cerreto Alpi che, per non essere costretti ad abbandonare il territorio nel quale son nati e cresciuti e del quale sono profondamente innamorati, hanno fondato una cooperativa il cui obiettivo è quello di riqualificare ed implementare le attività locali, al fine di sfruttare tutto il potenziale che questi luoghi offrono. Proprio per questo si occupano ad esempio di guidare escursioni a piedi, con ciaspole e nordic walking.

Qui arriviamo al mio secondo battesimo: quello delle ciaspole. Con loro ho partecipato a due ciaspolate, una di giorno e una in notturna e, grazie al loro entusiasmo e alla loro professionalità, pur non essendo una grande amante della montagna, mi sono divertita moltissimo. In particolare consiglio la ciaspolata notturna: scivolare silenziosi sul manto nevoso intorno ai laghi ghiacciati con la sola luce della luna piena ad indicare il percorso, è un’esperienza che mi ha entusiasmata.

Il progetto che portano avanti questi ragazzi è chiamato “turismo di comunità”, ovvero una nuova forma di accoglienza, nata appunto qui sull’Appennino, che prevede un rapporto più autentico tra visitatore e ospite, un avvicinamento del primo agli usi e costumi del secondo. Nascono così diverse iniziative anche lontane dalle sole attività sportive.

Un esempio può essere il coinvolgimento del visitatore alla raccolta delle castagne e alla successiva visita di un metato (essiccatoio per castagne) che, nel passato, fungeva anche da luogo di incontro. Anche io, seduta insieme ad altre persone intorno al fuoco, all’interno del metato, ho potuto vivere in modo più autentico e fare un’esperienza più empatica di un luogo che appartiene alla loro tradizione.

Il Mulino è un altro esempio: i Briganti hanno seguito i lavori di ristrutturazione di questo vecchio mulino (risalente al Quattrocento) situato sulle sponde del fiume Secchia, trasformandolo in una splendida struttura che offre nove posti letto, una cucina, la sala da pranzo e due bagni e un’ampia area esterna. Affittando per qualche giorno questa struttura si ha la possibilità di immergersi completamente nella natura circostante.

Questa è sola una parte delle realtà che ho conosciuto in questo mio fine settimana nella “terra di mezzo” e presto vi racconterò le altre. Adesso prendo in prestito un passo che proprio i Briganti del Cerreto riportano sul loro sito e che, a mio avviso, spiega molto bene cosa muove i loro spiriti.

Esiste un’Italia che non si sa! Fatta di valli e sentieri silenziosi e bellissimi, montagne affrescate di borghi antichi, comunità e paesi dove il tempo inciampa nei ritmi della gente che vi abita, tra arte e storie antiche. Ed esistono in questa Italia i progetti coraggiosi di chi cerca di continuare a tenere vive tradizioni, identità, riscoprire le radici storiche e sociali, umane coniugandole con una proposta turistica opportuna e lontana dal consumismo turistico di massa. Sono i Briganti di Cerreto che sull’Appennino Tosco-Emiliano ridanno linfa a un luogo carico di leggenda e di storie di anziani.” (Week Ender – Terre di Mezzo Editore)

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