Turisti fai da te

Da Pendolo0

Essere pendolari tra due delle città più belle  d’Italia, anzi, direi del mondo, è davvero un privilegio. Poter far colazione prima di partire all’ombra della cupola del Brunelleschi e magari prendere il caffè dopo pranzo in piazza del Campo non è da tutti… Ma, ovviamente, pur avendone la possibilità, non lo faccio mai: la mattina sono sempre di fretta, riesco a malapena a prendere il treno di corsa e a pranzo difficilmente esco, troppo presa dalle questioni di lavoro.

Quando ero ragazzina e vivevo in campagna ero abituata a riconoscere l’inizio della bella stagione con l’arrivo delle rondini e il canto del “cucco” (come è chiamato il cuculo dalle mie parti). I tempi sono cambiati: come il ragazzo della via Gluck, sono andata a vivere in città e adesso, invece la primavera per me arriva quando vedo per le strade e i marciapiedi, i piedi nudi delle turiste americane ciabattare nelle infradito, bianchi come le vecce, direbbe la mia nonna. Di solito questo succede verso fine febbraio: io giro ancora con il piumino, gli stivali e i calzettoni di lana, mentre loro osano già minigonne vertiginose e shorts variopinti. Non so come facciano a non prendere un accidente! Sono sempre allegre e chiassose, soprattutto la sera, grazie anche a qualche bicchiere (o bottiglia) di Chianti di troppo: la gioia dei giovanotti autoctoni a caccia di nuove conquiste esotiche. Prendono sempre il treno di corsa all’ultimo momento, irrompendo rumorosamente nello scompartimento e passando il tempo del viaggio tra risate grasse e cori improvvisati.

I giapponesi sono invece i turisti più disorientati. Viaggiano sempre con gli occhi fissi sulla mappa aperta, rischiando di investire coloro che si trovano sul loro tragitto. Sono quelli che mi fermano più spesso per chiedermi informazioni, di solito non sono mai dove pensavano di essere e li devo reindirizzare. Dato che né il mio né il loro inglese è a livelli shakespeariani, la nostra conversazione si trasforma inesorabilmente in uno spettacolo di mimo improvvisato per strada. Quando pensano di avere capito, mi ringraziano con un leggero inchino e si incamminano, sempre controllando la mappa. Alla stazione più volte li ho sorpresi a fotografare i treni, non solo Italo o le Frecce, ma soprattutto i regionali scassati… Forse nel loro mondo iper-tecnologico le nostre vecchie caffettiere sono degli affascinanti pezzi vintage… chissà…

I più preparati sono i tedeschi: nella mano destra una guida intitolata “Toskana”, un pratico zainetto in spalla, una reflex con uno zoom a cannone al collo, giubbottino leggero senza maniche da pescatore su camicia a quadretti, cappellino con visiera Jack Wolfskin, pantaloni al ginocchio e ovviamente gli immancabili sandali con calzino bianco. Sul treno sono quieti e tranquilli, non sbagliano mai un orario o una fermata. Leggono la guida, riguardano gli scatti della giornata o, più semplicemente, dormono tranquilli, come questi due qui

Un po’ li invidio, i turisti: anche a me piacerebbe avere più tempo per andare a scoprire le meraviglie delle mie città. A volte, quando vedo un gruppo con la guida, mi avvicino per sentire cosa sta raccontando. Spesso scopro cose che non sapevo, e mi sento un po’ in colpa: ma come, questi attraversano mezzo mondo per vedere questo palazzo, ed io, che ci passo tutti i giorni sotto, nemmeno me ne accorgo?



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