Turistico o Non Turistico? Tre consigli per scegliere come viaggiare

Creato il 21 marzo 2013 da Danny @StoriediViaggio

Una semplice domanda: cosa è una meta “turistica”? Sul blog IstanbulEuropa sono usciti recentemente due post: 10 cose assolutamente da fare e 10 da cosa assolutamente non fare a Istanbul. Sui social network si è aperta una vivace discussione sulle mete scelte dall’autore (Giuseppe Mancini, potete leggerlo anche qui…. ) ma soprattutto sull’opinabilità del concetto di “turistico”. Cosa è davvero turistico?
Come selezionare mete alternative, senza ritrovarsi in periferie prive di ogni fascino?
Tutto ciò che è turistico merita di non essere visto?
E come scegliere se si ha poco tempo?

Sono questioni annosissime e soggettive; a seguito delle mie esperienze di viaggio mi sono fatta alcune opinioni. Quel che potrei consigliare è:

Turisti indiani in visita al Taj Mahal, fanno il giochetto scemo della foto in prospettiva

1)   Partiamo dall’ovvio: obbligatorio informarsi. Conoscere la meta più possibile prima di partire. Oggi grazie alla rete è possibile farlo senza essere schiavi delle guide (che poi indirizzano quasi sempre negli stessi posti). Cercare i blog delle persone che vivono il uogo, con i suggerimenti più freschi e spassionati. Per quanto riguarda le città, Zingarate (che io però amo poco perché ultracarico di pubblicità) ne aggrega diversi (ora e in vista del mio prossimo viaggio leggo spesso Berlino Cacio e Pepe) ma si può cercarli scandagliando liberamente la rete. Su Istanbul merita di essere letto anche Scoprire Istanbul (che recentemente ha anche dato vita a un Magazine on line). Io non lo posso guardare, ‘che mi si lacera il cuore a vedere quei posti e non sapere quando potrò tornarci…

2)   Non nutrire troppo l’illusione del “as a local”. Il turista non può vedere le cose come chi vive in una città, ma anche il residente non riesce generalmente a immedesimarsi nel turista. Le strade e i luoghi acquistano un significato diverso per chi li vive quotidianamente, mentre chi li vede per la prima – e forse unica -  volta può non cogliere gli elementi di attrazione e i significati che hanno per chi ci sta. Certe guide intortano il viaggiatore promettendogli esperienza “autentiche”, che però non sempre sono un affare. Proprio a Istanbul, inseguendo i suggerimenti di una Routard, sono andata a caccia di mercatini (per carità, mica i famigerati Çarşı carichi di turisti e souvenir…): ebbene, mi sono trovata intrappolata tra chilometri di bancarelle di calzini di spugna e tappetini per il bagno, di cui non posso certo negare l’atmosfera “autentica”, ma altro senso non avevano…

3)  Scegliere razionalmente, soprattutto se si ha poco tempo.  Esistono luoghi (a partire dalle nostra città d’arte italiane, Firenze o Venezia) nei quali se escludiamo dall’itinerario tutto ciò che è “riserva indiana per turisti” non vedremo le cose più belle e rilevanti. Il più grande piacere del viaggio consiste nello scoprire cose nuove e inattese, ma il secondo più grande piacere, è trovare i luoghi e le atmosfere che avevamo sognato prima di partire e che ci hanno fatto scegliere proprio quella destinazione. Spesso seguire solo itinerari alternativi ci priva del piacere di questa esperienza. E’ bello visitare New York per la prima volta e scoprirla esattamente come l’avevamo immaginata; chi ha sospirato tutta la vita al pensiero di Parigi non dovrebbe evitare la Tour Eiffel, anche i turisti ci sciamano come api intorno all’alverare per tutto il giorno.

Praticamente: io mi muovo così: preparo una lista degli obiettivi “imperdibili” (generalmente iper-turistici) da visitare la mattina. L’orario è però flessibile. Spesso scegliendo di visitare un luogo all’ora di pranzo o cena (o se è aperto, la sera) si evita di incontrare le orde di comitive con la guida con l’ombrellino….. Il pomeriggio lo riservo alle esplorazioni (quartieri periferici, musei minori o defilati ma anche andare in un supermercato, fare un giro in autobus oppure… andare da una parrucchiera o un’estetista del posto. Cosa c’è di meglio per intuire l’anima di un luogo?).

La chiave di tutto sta nella consapevolezza di ciò che si sta facendo. Sono stata sul cammello nel

Una maglietta souvenir di Pushkar: regala l’illusione di tenere lontani venditori, autisti, pusher e vari. L’illusione, appunto.

deserto del Rajasthan e in crociera sul Nilo e non posso dire di essermene pentita. Basta non limitarsi a questo e sapere cosa si sta facendo, riconoscere un servizio per turisti da un evento genuino, capire che la cucina locale non si giudica dai ristorantini in serie con cameriere poliglotta che, menù alla mano, ti arpiona all’entrata…. ma che qualche volta anche nei ristorantini in serie con cameriere poliglotta si può mangiare un buon piatto. A volte è solo questione di fortuna…

In viaggio spesso è questione di fortuna ma questo è anche il “suo bello”.


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