E, in effetti, “ritrarre” è il verbo che meglio definisce il lavoro svolto per il riadattamento cinematografico, che ben poco ha a che fare con i classici biopic: fotografia, regia e messa in scena accompagnano sontuosamente una sceneggiatura volutamente lenta, diluita e ragionata. Impossibile agire diversamente, dal momento in cui il personaggio di William Turner - interpretato in maniera straordinaria da Timothy Spall, che mugugna ed annuisce continuamente in una sorta di allarmante veggenza riscontrabile nella sua stessa opera - appare sfuggente, eclettico e viaggia, come tutti i grandi del proprio tempo, oltre il pensiero dei propri contemporanei - non a caso è opinione diffusa che Turner sia il precursore dell’Impressionismo -.
Il film identifica e coglie gli spunti - filosoficamente parlando - pessimisti di Turner e come essi si tramutino in una visione pittorica-artistica-poetica paradossalmente ed inquietantemente ottimista - cosa che sembra affiancare, anche qui in maniera quasi inquietante, l’opera di Leopardi -.
“Il sole è Dio”: ma, ahinoi - e Turner, cogliendone gli ultimi bagliori, sicuramente senza essere compreso, tentava di predirlo - il sole è tramontato. Antonio Romagnoli