Sara è lesbica e ottiene sempre di farsi lasciare dalle sue partners sul più bello proprio quando le cose si fanno serie, forse troppo, Marta ha una libreria , si innamora di scrittori che non la vedono proprio e scopre un singolare frequentatore del suo negozio che le ruba dei libri, Emma sta con un cinquantenne , Alessandro che oltre a essere coetaneo di suo padre è anche il marito di Claudia, solitaria donna col cane che in realtà è l'amore segreto di Francesco.
Il cerchio così si chiude ma ne succederanno cose finchè la chiusura sarà perfetta...o quasi.
Tutta colpa di Freud di Paolo Genovese fa parte di quel filone che io chiamo " gentile " della commedia italiana di questi ultimi anni.+
Dove "gentile" non è necessariamente un aggettivo di merito ma solo di modo: è una commedia che sceglie un'altra via di divertimento che non sia il pecoreccio andante, qualcosa che cerchi di orchestrare situazioni realistiche che però siano armate di una certa dose di paradosso per far ridere o almeno sorridere il pubblico.
Che abbiano la pretesa di raccontare l'Italia di oggi e raccontare noi che la abitiamo.
Tutta colpa di Freud cerca di fare questo e tenta di essere una corposa alternativa al cinema della crisi economica che tanto sta ispirando i nostri sceneggiatori.
E visto che prende di mira un certo tipo di borghesia medio alta che francamente è poco e male rappresentata nella nostra società perde subito il primo appiglio con la realtà e con questo la pretesa di verosimiglianza mostrando subito una vistosa avulsione dalla realtà.
Viene smorzata del tutto la volgarità così come è azzerato il conflitto generazionale che dovrebbe esistere tra un padre negli anta da un pezzo e tre figlie oggettivamente complicate , vuoi per l'identità sessuale ( e qui nel tratteggiare il personaggio di Sara siamo proprio alla schizofrenia creativa come se uno se la potesse scegliere l'identità sessuale), vuoi per una situazione sentimentale stagnante, vedi la sognatrice Marta che quando scopre l'autore dei furti nella sua libreria lo segue e non chiama le autorità competenti come succederebbe da che mondo e mondo, vuoi per un amore anomalo non tanto per la differenza di età , quanto perché il partner che sembra avere più la testa sulle spalle è proprio Emma e non il suo scapestrato fidanzato che all'anagrafe ha circa trenta anni più di lei.
In un mondo normale verrebbe fuori quasi sempre un'omerica scazzottata o perlomeno una discussione sul filo della tensione, qui non succede nulla, anzi visto che Francesco è uno psicologo, già che c'è prende in analisi Alessandro...
Ecco se la commedia deve guardare ai pubblici vizi e alle private virtù del mondo che ci circonda , osservandolo e poi ridendoci un po' sopra, il film di Genovese fallisce su tutta la linea perché non sembra osservare la realtà, sembra solo bypassarla.
E poi , lasciatemelo dire, basta con quelle voci over che si sostituiscono al regista e raccontano a voce quello che lui dovrebbe raccontare in immagini.
E che due palle!
Tutta colpa di Freud non è comunque tutto da buttare via: troppo lungo, perché fare una commedia che sfiori le due ore di durata vuol dire cacciarsi consapevolmente nei guai, troppo ammiccante e superficiale ha tuttavia qualche battuta che va a segno e una confezione luccicante ( buona anche la fotografia) che va indubbiamente al di là della media italiana di questo ultimo periodo.
Peccato aver messo la sordina alla verve da borgataro autentico di Marco Giallini in un personaggio troppo tranquillo per essere vero, peccato che la Puccini sembri una bambola di porcellana e ne abbia la stessa espressività e peccato anche che Alessandro Gassman sia relegato in personaggi macchietta.
Sara Foglietta è invece una bella scoperta....
( VOTO : 5 / 10 )