Quella di Salvatores con "Educazione Siberiana" non era una prova facile da superare. Deciso a calarsi nelle antiche tradizioni locali della Moldavia meridionale, Salvatores antepone alla tecnica di linguaggio una trama semplice e coesa che vede nelle vesti di protagonista il giovanissimo Kolima, ragazzo in piena fase adolescenziale, subire il duro e controverso processo educativo da parte del nonno, che lo introdurrà gradualmente nel mondo criminale Siberiano. Sostenuto dal peso sempre imponente del mostro sacro John Malkovich, "Educazione Siberiana" è una completa e ben fatta ricostruzione di quelle che sono le regole imprescindibili della vita criminale dell'est europa, non manca nulla, tutto viene ispezionato sotto la lente d'ingrandimento e niente viene lasciato al caso; Le usanze, i comportamenti, il rispetto, la vendetta, l'importanza e il significato reale dei tatuaggi (ovvero risposte impresse nella pelle di vicende legate alla propria vita) sono alcuni dei punti fondamentali che Malkovich tramanderà al nipote Kolima affinchè possa degnamente ricoprire il suo ruolo nella comunità siberiana. Nonostante alcune pause di sceneggiatura piuttosto pesanti e noiose, la prova di Salvatores convince, ottima la regia e il senso comune di voler donare alla pellicola quel senso di pressione costante stando a simboleggiare l'onere che grava sulla schiena di Kolima, l'onere di dover a tutti i costi essere degno e a capo di una comunità regolamentata da regole rigide e spietate, l'onere di far parte della comunità Siberiana.
Gabriele Salvatores