Ogni famiglia ha i suoi riti e le sue abitudini.A tavola, questi riti e queste abitudini, si manifestano in modo chiaro e rivelatore per chi guarda dall'esterno una piccola tribù durante la consumazione di un pasto. In quel momento si possono aprire finestre di comprensione fino ad allora chiuse o incomprensibili.Intorno a un tavolo si parla, si discute, si litiga, si ride, si resta in silenzio, si guarda la tv, si mangia, si amoreggia, si raccontano storie... intorno a un tavolo i nodi arrivano al pettine... le tensioni si sciolgono o si intensificano... gli sguardi si cercano o si perdono.Penso sia capitato a tutti di pranzare a casa di un amico o di una fidanzata... e di capire di quella persona molto di più in quelle due ore intorno a una tavola imbandita, guardando i rituali della sua famiglia e i meccanismi innescati con genitori e fratelli, di quanto si sia capito con una lunga frequentazione di mesi tra uscite insieme, bevute, cene e serate a girare per i locali della città.La famiglia ti spoglia e ti riveste con una corazza diversa. Splendi nello stesso momento in cui ti spegni e ti adatti al contenitore come un liquido finalmente trasparente.
Il lavoro di Douglas Adesko racconta proprio questo piccolo mondo con i suoi equilibri, le sue leggi e le sue inattese evoluzioni. Per 10 anni ha girato per l'America e ha fotografato soltanto famiglie durante la consumazione del pasto. N'è venuta fuori una ricerca antropologica delle infinite abitudini delle persone, che possono cambiare radicalmente da zona a zona.
Piccole finestre aperte su un mondo privato... posizionando l'attrezzatura per lo scatto in modo tale da favorire l'interazione naturale tra i componenti della famiglia.
Penso alla mia famiglia e alla sua allegra confusione. Siamo in tanti (6 figli) e intorno alla nostra tavola... negli anni... ho visto e sentito di tutto. Perché quando ritorni a casa... dopo tanto tempo... c'è sempre un sapore che ti chiude il cuore e un ricordo che te lo fa sanguinare.