In realtà è difficile stabilire se i diciassette moschettieri compaiano davvero come mamma li ha fatti: il lungo lenzuolo che li copre, recante la scritta «togliamo l’immunità ai deputati», non lascia apparire che una fila di poco sensuali polpacci da un lato e una schiera di autorevoli mezzobusti dall’altro, ossia quanto di più burocratico e meno frizzante si possa immaginare in termini di esposizione della nuda carne. Come a dire che persino Formigoni nell’istante in cui, coperto solo di una minima mutanda da bagno e con il naso efficacemente turato in vista del tuffo cosiddetto «a bomba» (in questo caso non sexy) dall’alto della barca ciellina di ordinanza, quella che secondo le solite malelingue sarebbe stata acquistata in nero dal nucleo d’acciaio del movimento di Giussani, insomma persino il casto governatore lombardo, al confronto con i politici slovacchi, sembra uscito fresco fresco dal set di una pellicola di Tinto Brass.
In politica economica il partito slovacco, capeggiato dal paladino esteuropeo del liberalismo economico Richard Sulik che per ribadire la propria autorità di leader si è riservato, nella foto in questione, uno dei posti migliori giusto dietro le spalle della più avvenente tra le uniche tre donne che hanno contribuito al progetto, non è più seducente che nell’immagine e somiglia pericolosamente ad un altro lombardo compagno di merende del casto governatore, quel ministro Tremonti che cercò di far digerire alle imprese nostrane la versione epurata della flat tax, altrimenti proibita dall’articolo 53 della Costituzione, violando al tempo stesso i parametri dettati dagli accordi di Maastricht e innalzando il già opulento debito pubblico italiano fino alle vette che sappiamo e che, con buona pace del nostro ex ministro dell’economia, non somigliano affatto alle bianche cime della sua Valtellina.