Qualche mese fa ero in Tanzania, ad Arusha una cittadina che ricorda le città collinari del Nepal. Non se la passano malissimo hanno due attività economiche importanti: il turismo con il Kilimangiaro e i grandi parchi (Gorongoro, Serengeti e altri) a solo 50 chilomteri. La seconda grande fonte di economia è la sede (imponente) dell’inutile Tribunale internazionale per i crimini in Ruanda in cui sono sotto processo una decina di persone, nessun giudice è ruandese, e sono stati spesi (dal 1994) qualche milione di euro per mantenerlo. Fra la fauna di nullafacenti internazionali e locali che prendono prebende dal Tribunale ho incontrato un vecchio amico italiano, che se la spassava, nei limiti della vita notturna di Arusha e si portava a casa 4 mila euro più le spese, areri, benefits, casa etc.
Mi racconta che qualche volta, per distrarsi, vola fino a Zanzibar dove si sdraia sulle belle spiagge di Kiwenga (solo un pò troppo ventose). Insomma si diverte e mi racconta che quando è lì sdraiato arriva sempre qualcuno che , come sempre accade, gli chiede da dove vini, chi sei, cosa fai. Lui risponde che lavora per la cooperazione internazionale ed il suo lavoro è rimanere lì sdraiato a contare le barche che pasano, per stilare un bel rapporto sull’attività dei pescatori di Zanzibar.
La cosa curiosa è che i locali (come vengono definiti nel gergo delle ONG) ci credono perchè sono abituati ai turisti cooperanti.
Proprio lì, dovrebbe agire l’ONG italiana ACRA con un bel progetto dal valore di euro 1.841.000 (finanziato dall’UE e quindi dalle nostre tasse), mi racconta il ragazzo che, confermato, dai locali nessuno sà cosa stiano facendo e nemmeno conoscono il nome. Solo un cartello posizionato ad un incrocio segnala che esiste questo progetto nell’area. Forse faranno come lui, conteranno i turisti sdraiati sulla spiaggia.
Sono andato a verificare e, infatti, nella abituale vaghezza di obiettivi, spese, attività concrete mi sono imbattuto in uno dei target del progetto” “Promozione del dibattito nella società civile riguardo allo sviluppo turistico e alle relative politiche” e allora ho capito come campano i ristorantini e i bar di Kiwenga.